giovedì 19 giugno 2014

Galveston, ossia Nik Pizzolatto è un grande.

Titolo: Galveston

Autore: Nic Pizzolatto

PP: 226

Editore: Mondadori (Strade Blu)

Prezzo: Euro 17.50




Può sembrare che mi sia data alla macchia e un po' è così. Sono stati mesi pieni, non solo di positività (che cerco sempre di vedere) ma anche di scazzi, paure e rotture varie. Tra la continua ricerca di lavoro, cambio di casa e altre menate, alle volte perdo stimolo e passione nelle cose. Non per questo però non ho avuto modo di fare scoperte cinematografiche e letterarie importanti. Tipo tipo tipo: TRUE DETECTIVE. Ok, ho scoperto l'acqua calda. Sono mesi che se ne parla nel web e non solo, sulla stupefacente, strabiliante, perfetta serie tv dell'anno. Mi ha tenuta incollata allo schermo (del pc) per tutte le otto puntate e credo a breve di rivederla (coinvolgendo qualcuno assieme a me) perché devo capire ancora a pieno molti passaggi. Ma lo scopo di questo post non è True Detective, ma il suo ideatore e sceneggiatore, Nik Pizzolatto. Mentre mi lasciavo ammaliare dalla serie tv ho sbirciato un po' in giro alla ricerca di notizie sul suo autore, da lì a comprare il suo romanzo d'esordio  scritto qualche anno fa, il passo è stato breve. Galveston è arrivato a casa in un bel pacchetto amazon e sin dalle prime righe mi ha conquistata. Perché Pizzolatto ha quel modo di scrivere che a me piace molto: asciutto, lineare, descrittivo. Come Bunker e McCarthy. Oltre alla forma stilistica, per me fondamentale, una storia architettata perfettamente, ben scritta e strutturata. Avevo letto in giro che Galveston nella parte centrale fosse noioso. Tutt'altro. Ho trovato un libro perfettamente lineare e armonico nella storia, nei contenuti e nei tratti.
Roy Cady è un gangster di New Orleans, al quale hanno diagnosticato un tumore e al quale rimangono pochi mesi di vita. Il boss per il quale lavora vuole farlo fuori perché in passato ha scaldato le lenzuola della sua attuale donna. Ma Cady non è scemo, lo capisce e si ritroverà a fuggire sulla costa del Golfo degli Stati Uniti con una ragazza e la sua sorellina. Direzione Galveston.
I luoghi, come in True Detective in fondo, sono sempre protagonisti indiscussi. Il sud, poi, col suo fascino, la sua cultura, i suoi tempi, modi, le sue religioni e i suoi retaggi ha un fascino che puoi solo sognarlo. I luoghi, come luoghi dell'anima, anche se alle volte certi personaggi sembrano non averne, No, non è il caso di Roy, che pur essendo un duro, si ritrova a proteggere due creature, ma forse lo fa più per se stesso che per altro. Forse perché Rocky in realtà è attraente e con quelle gambe lì potrebbe avere il mondo e lui in fondo la desidera, ma non può pensare di stare con una ragazzina. Quindi c'è dell'etica in lui anche se non si direbbe.
Galveston è una storia nera, un noir che racconta violenza e sangue, paure e fughe. Il viaggio come metafora di ricerca di sé, come evasione da un passato che fa sempre il suo giro e poi ritorna e devi rimetterti in macchina e riprendere il cammino o forse rimani morto stecchito da qualche pallottola. Il viaggio come movimento nella psicologia di Roy, così impaurito dalla morte, ma così vicino da infischiarsene.
Galveston è un viaggio dalle tinte forti, è metafora dell'interiorità attraverso le sue piogge battenti e grigie tipiche del posti del Sud. Roy è un romantico e bastardo, un pazzo e furbo, un duro senza speranza.


Nasci, e quarant'anni dopo esci barcollando da un bar, sbigottito dai tuoi stessi acciacchi. Nessuno ti conosce. Guidi lungo superstrade non illuminate, e ti inventi una destinazione perché il segreto è il movimento. E così ti dirigi verso l'ultima cosa che ti resta da perdere, senza avere davvero idea di cosa ne farai.

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