martedì 30 novembre 2010

Arrivederci Maestro Mario!


                         

                                            

                                   «La vera felicità è la pace con se stessi. 

                            E per averla non bisogna tradire la propria natura.»

                           Mario Monicelli (16 maggio 1915 - 29 novembre 2010)

Tornando a casa per Natale (Hjem til jul)


di Bent Hamer, con Nina Andresen Borud, Trond Fausa Aurvaag, Norvegia, 2010

E’ la notte di Natale in un meraviglioso villaggio della Norvegia. Neve, addobbi natalizi, case illuminate. Il clima è quello dolce e incantato tipico del Natale. Inizia così la narrazione delle vicende di più persone, che finiranno per intrecciarsi tra di loro. 
Tra queste la storia di un padre che pur di vedere i figli si traveste da Babbo Natale, all’insaputa dell’ex moglie che l’ha cacciato di casa. Un ex campione di calcio, ormai dedito all’alcol e divenuto un vagabondo, il quale cercando qualche soldo per prendere un treno, rincontrerà per puro caso un vecchio amore.  E poi la storia d’amore di una donna, la quale crede e spera che l’uomo sposato che ama lasci la moglie dopo Natale. La dolcezza di un ragazzo che finge che la sua famiglia protestante non festeggi il Natale pur di stare con la ragazzina musulmana che gli piace. 
E poi la storia, forse più commovente, di una coppia serbo-albanese dall’oscuro passato, che si rifugia in una baita mentre la donna deve partorire e qui si intreccia la vicenda di un medico troppo preso dal proprio lavoro per considerare la moglie e che si ritroverà a mettere al mondo il figlio della coppia. 
Il film, tratto da una selezione di racconti brevi del norvegese Levi Henriksen “Only Soft Presents Under the Tree”, è una favola moderna che passa in rassegna dolori, ansie, problemi di uomini che affrontano il difficile cammino della vita. Una commedia dal sapore agrodolce, dove non mancano anche momenti ilari e positivi. Come la nascita di un bimbo che con essa porta la redenzione del medico, dedito troppo ai vizi mondani. O la tenera rabbia di un padre che vuole stare con i propri figli e che deve accettare la ‘sconfitta’ di un amore perduto. 
La dolcezza di un amore ritrovato e che viene ripercorso attraverso dolori e sorrisi. Dunque una notte amara per chi deve fare i conti con le difficoltà e gli ostacoli della vita, ma dove è ravvisabile anche qualche speranza e qualche luccichio. 
Bent Hamer (Factotum) mette in scena i sentimenti e con essi le emozioni. Il suo film parla di umanità quasi come in una fiaba e di una quotidianità reale e vera. Perché, sembrano dirci i personaggi, a Natale tutto può succedere!

2/5


sabato 20 novembre 2010

Porco Rosso

di Hayao Miyazaki

Proiettato per la prima volta in Giappone nel 1992, Porco Rosso è uscito nelle nostre sale solo lo scorso 12 novembre.
Marco Pagot è un fuoriclasse dell’aviazione militare italiana. Sopravvissuto miracolosamente ad un misterioso incidente durante la prima guerra mondiale assume, in seguito ad una maledizione caduta su di lui, le sembianze di un maiale antropomorfo. Lascia, così, l’aeronautica e si ritira su di un’isola dalmata, facendo il cacciatore di taglie. Diviene l’incubo dei “Mamma aiuto”, pirati dell’aria che seminano terrore sull’Adriatico. Questi decidono, così, di eliminarlo, ingaggiando Donald Curtis, un aviatore americano affascinante e spietato. Marco, alias Porco Rosso, combatte i contrabbandieri col suo biplano rosso fuoco.
Le anime giapponesi sono sempre meravigliose, se poi a occuparsene è un genio come Hayao Miyazaki ( La città incantata, Il castello errante di Howl) c’è poco da aggiungere.
Ambientato in Italia durante le due guerre mondiali, il film tratta di temi cari alla poetica di Miyazaki. Il contatto con la natura, sempre presente e sentito attraverso incantevoli immagini dell’Adriatico; lo sguardo sull’isola segreta nella quale si rifugia Marco; le fotografie  del cielo, ricco di nuvole, dove Porco con il suo biplano disegna movimenti e figure. La contrapposizione tra i buoni e i cattivi, senza mai prendere posizione. Un forte pacifismo, difatti marco si scontra e lotta, ma mai ucciderà qualcuno. Il rapporto tra giovani e adulti, sottolineato dal personaggio di Fio, giovane ingegnere che riparerà il suo biplano. E poi il tema politico, evidente già dal colore dell’aereo di Porco (oltre che dalle scritte iniziale anche dal titolo, sempre di colore rosso). “Meglio essere un maiale, che un fascista” questa la frase chiave del film pronunciata da Porco contro il regime fascista sempre più presente, che sta invadendo la sua amata l’Italia. Luogo dove Marco ama volare, dove vive Madame Gina, affascinante cantante di un night, ‘Hotel Adriano’, frequentato da contrabbandieri.
Meraviglioso l’accompagnamento musicale, costante e tenero. Sin dalle prime note delle canzoni francesci che Gina canta. La colonna sonora è stata curata da Joe Hisaishi, collaboratore di vecchia data del regista e Tokiko Kato (compositore della canzone-tema "Toki ni wa Mukashi no Hanashio").

4/5

Pubblicato su 
http://www.cinema4stelle.it/Recensione-Porco-rosso.htm


venerdì 19 novembre 2010

I fiori di Kirkuk

di Fariborz Kamkari, con Morjana Alaoui, Ertem Eser, Mohammed Bakri, Italia, 2010


Iraq 1988. Il regime di Saddam Hussein è impegnato in una spietata decimazione del popolo curdo. Il Paese è in ginocchio, devastato da sangue e miseria. Najla fa ritorno a Baghdad dopo aver studiato medicina a Roma. Ritorna con un unico scopo: sapere dove sia finito Sherko, l’uomo che lei ama, medico curdo, rientrato in patria per aiutare le forze ribelli. Lei, donna forte, libera, indipendente, deve lottare sin da subito contro la fermezza della morale tradizionale, che vede la donna prima come figlia e poi come moglie. Deve resistere nella dura ricerca dell’uomo che ama. Ciò la porterà a lavorare come guardia medica dell’esercito per aiutare le forze ribelle e riuscire così a liberare Sherko. Il tutto contrastando il tenero, e a volte feroce, amore del generale Mokhtar. 
Interessante il ritratto di una donna che ha il coraggio e la forza di esprimere le proprie idee e di affrontare tutte le conseguenze che ne derivano, in un Paese dove tutto ciò non è poi così scontato. Morjana Alaoui, la bella attrice, che interpreta questo ruolo, a volte risulta plateale e poco credibile.
Attraverso le avventure dei due innamorati, Fariborz kamkari, regista curdo formatosi in Italia, decide di raccontare, quasi come un documentario, il cruento massacro dei curdi avvenuto alla fine degli anni Ottanta. E lo fa con immagini forti che ti inchiodano alla poltrona. Importanti le riflessioni che nascono con la visione del film, perché la storia non va dimenticata. Sicuramente una delle pagine più tristi della storia araba. Da cornice la città di Kirkuk, un luogo dove “l’amore non è possibile”.
Da contrasto alle città grigie e tetre devastate da guerre, uccisioni e morti, saranno solo i fiori di Kirkuk, unico schizzo di colore in un quadro altrimenti solo cinereo. I fiori come unica fonte di calore umano, di positività, di luce in mezzo a tutto questo buio, unico barlume in un Paese che uccide i suoi figli. 
Nonostante la pellicola proponga temi importanti, però, il film stenta a decollare. Ciò che manca è, forse, un impianto unitario sia da un punto stilistico, che argomentativo. Gli elementi, in verità ci sarebbero tutti, ma il racconto rimane fermo ad un livello formale, tradendo, così, le aspettative del regista. 

2,5/5


martedì 16 novembre 2010

L'estate di Martino

di Massimo Natale, con Treat Williams, Luigi Ciardo, Matilde Maggio, 2009, Italia.

Italia. Estate 1980. Estate di sangue e paura. Ustica prima, il 27 giugno, Bologna dopo, il 2 agosto. Gli anni di piombo e i tanti richiami alla guerra cosiddetta "fredda". Ma anche l'estate di Martino, un ragazzo nel pieno della sua adolescenza e della ricerca di sé. Ricerca che avviene in unione col mare, metafora e simbolo di vita e redenzione.

Martino passe le sue giornate in spiaggia insieme alla comitiva del fratello. Un giorno si imbatte in una zona protetta della Nato, ma questo non lo fermerà dall'esplorarne la zona. Qui farà la conoscenza del capitano Jeff Clark, col quale nascerà un'amicizia fatta più di silenzi che di parole. Un'amicizia bagnata dalla schiuma del mare, perché Clark inizierà a dare lezioni di surf a Martino. Intanto, il protagonista si innamora di Silvia, ragazza del fratello.

La storia è accompagnata dalla narrazione della favola "Dragut", principe che sfidò il mare per amore. Era la preferita della mamma di Martino.

Molte le tematiche che si intrecciano e che ci regalano, dunque, un film non banale.

Il surf come metafora di vita, di crescita, di impegno, costanza, determinazione, che consentiranno al protagonista di iniziare un viaggio dentro se stesso, ma che porteranno anche il capitano a momenti di riflessione. Infatti il rapporto padre-figlio viene analizzato in due aspetti. Quello del capitano col figlio, che ormai non vede da tempo, il quale ha lasciato l'esercito senza dare alcune spiegazione; e quello di Martino con suo padre, comunista sfegatato, burbero, violento, per nulla dedito all'ascolto se non al comando. I due, attraverso un crescendo emozionale, potranno riflettere ognuno sulle proprie responsabilità e colpe per giungere, poi, ad una catarsi. Il capitano inizierà, così, la ricerca di un figlio perduto e Martino, invece, una ribellione nei confronti del padre "assente".

L'amore di Martino verso Silvia, desiderato, sperato, forse ricambiato, lo porteranno a rischiare perché, come nel surf, bisogna "buttarsi" e se si cade, ci si rialza, magari più forti di prima.

Tanti, dunque, i temi trattati, senza cadere nel "già-visto": amore, amicizia, politica, famiglia. Da sottofondo il mare, simbolo e messaggio significativo. Il mare rappresenta l'ignoto, ma, anche, il grembo umano, luogo dove lottare e attraverso la lotta, acquisire nuova consapevolezza di sé. Impedire che la paura ci faccia smettere di sognare.

Sì, il sogno, perché, cambiare la storia, seppure impossibile, è uno splendido sogno da raccontare. La storia, la quale deve insegnare e non far rassegnare le menti.
La strage di Bologna (alle cui 85 vittime è dedicato il film): il dolore delle morti violenti. Per non dimenticare.

"Sognare non vuol dire dimenticare"

3/5

Pubblicato su
http://www.cinema4stelle.it/Recensione-L-estate-di-martino.htm


venerdì 5 novembre 2010

Miseria e nobiltà

di Mario Mattoli, con Sophia Loren, Totò, Giuseppe Porelli, Carlo Croccolo, 1954, Italia.

Mitico film degli anni Cinquanta. Uno straordinario Totò: brillante, ironico, esilarante. Una pellicola meravigliosa, che rimane dentro. Ne sono totalmente entusiasmata. Alcune delle scene sono ormai un classico del cinema, come tanti altri sketch di Totò. Sublime. Lascio, forse, il video-simbolo del film. Tutto da... gustare!!!

5/5



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