giovedì 21 novembre 2013

Fuga di cervelli

di Paolo Ruffini
con Paolo Ruffini, Luca Peracino, Andrea Pisani, Guglielmo Scilla, Frank Matano, Olga Kent, Gaia Messerklinger, Giulia Ottonello, Niccolò Senni
Italia 2013




Il cinema demenziale non è cosa facile e rischia spesso di cadere nell’incompiuto e ridicolo non suscitando alcuna risata comica. Perché far ridere è molto più difficile che far emozionare o far piangere. Ed è quello che accade in Fuga di cervelli, film che punta al comico demenziale, riprendendo tematiche tipiche della commedia americana come l’ambientazione da college con studenti impacciati che ne combinano una peggio dell’altra, che si ritrovano in situazioni assurde che dovrebbero farci sbellicare dalle risate e  invece non ci strappano neanche un mezzo sorriso.
La storia è il classico già-visto perché tratta di un gruppo di amici tutti un po’ strani e ognuno a modo loro: c’è il cieco, quello sulla sedia a rotelle, lo stupido che non capisce mai nulla, il drogato ed Emilio, quello più ‘normale’ ma che vive un amore mai compiuto. L’allegra brigata insieme cercherà di aiutare Emilio con Nadia, ovviamente la più bella e intelligente della scuola, di cui lui è follemente e segretamente innamorato. Nadia si trasferisce ad Oxford dopo aver vinto una borsa di studio e i cinque decidono di seguirla fingendosi studenti di medicina e qui ne combineranno di tutti i colori.
Molti i riferimenti alla commedia americana: da American Pie, a Il Grande Lebowsky, da Animal House a Una notte da leoni. Il film in realtà è il remake di una commedia spagnola Fuga de cerebros, che a sua volta cercava di imitare il genere più fortunato americano. Con tutti questi omaggi il film non ha una propria sostanza, ma si perde più di una volta, rimane sempre molto sul superficiale non realizzandosi e non divertendo mai, eccetto il momento di redenzione sul finire dove Emilio farà un po’ i conti della situazione e dirà ciò che necessario.
Paolo Ruffini al suo primo film alla regia è il cieco che non accetta il proprio stato, ma non brilla mai così come il resto del cast. Frank Matano è dedito al non sense e non emerge mai relegato a qualche battutina anche di scarso divertimento.
Insomma non si ride molto se non qualche volta e forse pure per disperazione. Il film è fermo su se stesso e fa continui giri senza decollare mai.
Il tema è quello dell’amicizia di un gruppo di persone che altrimenti sarebbero sole, ma che in fondo finiscono per volersi un gran bene e della crescita, necessaria e dolorosa verso l’età adulta accettando i propri limiti fisici (nel caso di Alfredo accettando la propria cecità e Alonso il proprio handicap) e mentali. Sarebbe potuto essere qualcosa in più, avrebbe potuto dire molto di più, ma sarà l’ennesimo film italiano di scarso contenuto degli ultimi tempi.

*

Pubblicato su Cinema4stelle

mercoledì 13 novembre 2013

Alla ricerca di Jane - Austenland

di Jerusha Hess
con Keri Russell, JJ Feild, Bret McKenzie, Jennifer Coolidge, Georgia King, James Callis, Jane Seymour
Gran Bretagna, Usa 2013

E’ possibile confondere realtà e sogno? Verità e immaginazione? Sarà la nostra eroina in grado di svegliarsi dalla sua illusione di poter vivere come nell’epoca di Jane Austen? 

Jane Hayes è una single trent’enne ossessionata da Jane Austen (tanto da farne in casa una sorta di museo dedicato), da tutti i suoi libri (letti milioni di volte) e da Mr Darcy (chi non lo è mai stata neanche una volta nella propria vita?). Decide così di regalarsi, spendendo tutti i suoi risparmi, una vacanza in Austenland, una tenuta inglese  dove si ricrea l’atmosfera vittoriana, le sue architetture, i suoi vestiti, le sale da ballo, le passeggiate e i colori. Grazie all’ausilio di alcuni attori vestiti con gli abiti dell’epoca si offre una Austen Experience con inclusa una storia d’amore in pieno stile austeriano. Così la nostra single trentenne decide di buttarsi in questa nuova avventura con la promessa di liberarsi, al suo ritorno, da questa ossessione. Incontrerà Mr Darcy? Riuscirà a trovare l’amore in un ambiente così finto e illusorio che ormai non esiste più? Capirà che quello che cerca in verità non esiste? O forse l’amore, quello vero e romantico, lo si può trovare nei modi più bizzarri?
Alla ricerca di Jane è un film basato sul romanzo del 2007 di Sharron Hale, che vede come produttrice la mamma di Twilight, Stephenie Meyer e che ogni fan di Jane Austen che si rispetti non potrà di certo perdersi. E’ una commedia simpatica ed ironica sull’ossessione delle  fans della scrittrice inglese di rivivere le storie d’amore delle eroine dei suoi libri. Zia Jane, grazie ai suoi intramontabili capolavori, ha fatto sognare numerose generazioni e spesso escono film o libri che ne sono tributo e celebrazione. Austenland è forse il meno riuscito degli ultimi anni rispetto a Becoming Jane o a Il club di Jane Austen. Tuttavia ne viene fuori una commedia divertente e romantica dai tratti colorati e grossolani. Keri Russell interpreta benissimo il ruolo della inguaribile romantica, ma la vera macchietta è Jennifer Coolidge, esplosiva ed espansiva, che si ritrova nella Austeland senza neanche sapere cosa sia Orgoglio e Pregiudizio. Jane Hayes è alla ricerca del suo Mr Darcy, di quei comportamenti, di quello stile, di quel romanticismo tutto ottocentesco e che non ritrova più negli uomini moderni. Riuscirà la nostra eroina nel suo scopo? 

“Cosa differenzia una semplice ammiratrice di Jane Austen da una fan accanita?” questo recita l’inizio del film. La risposta la troveremo però solo alla fine.

2/5

Pubblicato suCinema4stelle

mercoledì 6 novembre 2013

Something good

di Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi, Zhang Jingchu, Kenneth Tsang,Gary Lewis, Michael Wong.
Italia, Cina 2013
 

In un piccolo villaggio dello Yunnan, in Cina, ad una giovane donna, Ximen, muore tra le braccia il suo unico figlio di quattro anni, Shitou, avvelenato da una bevanda adulterata. Inizia così una lunga battaglia legale contro l’azienda produttrice e apre ad Hong Kong un ristorante di sola cucina biologica. Nello stesso momento Matteo Mercury, trafficante italiano, tenta la scalata in una multinazionale con sede ad Hong Kong la quale dietro gli apparenti affari traffica cibo contraffatto nel mondo. Matteo è un uomo senza scrupoli che compra e vende cibo (e non solo) avariato, nonostante sappia cosa ciò provochi alla salute dei consumatori. L’incontro, per caso, con Ximen gli offrirà un momento di redenzione ed analisi. Nel frattempo verrà incastrato e accusato di alcuni omicidi dove necessario sarà l’aiuto di Ximen.

Luca Barbareschi firma il suo terzo film alla regia, dove è anche attore protagonista e produttore recitando in inglese e ambientando tutta la vicenda nella capitale cinese, della quale riprende anche in parte lo stile cinematografico. Liberamente ispirato al libro Mi fido di te di Francesco Abate e Massimo Carlotto (Einaudi editore), Something Good è insieme una spy/thriller story condita da una romantica storia d’amore. Non vi è sbavatura in questo film, tutto è perfettamente equilibrato, dove la denuncia al traffico di cibo avariato è forte ed imponente. Il tema trattato è drammaticamente attuale e Barbareschi è riuscito ad inserirlo all’interno di un film di ampio respiro. Non parla attraverso un documentario, ma tramite una storia che va ad intrecciare molte vite e tirando fuori un buon thriller con una trama che cattura l’attenzione del pubblico il quale recepisce il messaggio di denuncia attraverso vicende umane. Morte, inganno, corruzione si nascondono dietro Matteo ma dietro tante multinazionali di uomini arrivisti e dediti solo al dio denaro, ma successivamente anche amore e dunque redenzione. L’amore come fulcro di una riflessione, come miglioramento del proprio io, come analisi intima e superamento delle proprie barriere. Perché dall’altra parte Ximen rappresenta il buono, il naturale e genuino, colei che ama senza limiti. Unica pecca è l’immagine di un film freddo che va dritto al punto senza romanzare troppo nonostante l’intreccio amoroso, vissuto anche in modo immediato e troppo intenso per risultare credibile. Crudo, cupo, tuttavia mira alla denuncia e quella giunge, grazie anche al supporto di alcune immagini (come la carne piena di antibiotici), vigorosa.  Un buon prodotto dunque che poteva diventare qualcosa di più, ma che si ferma purtroppo ad un livello superficiale di accusa e liberazione.

3/5 (senza infamia e senza lode)

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