lunedì 10 febbraio 2014

Her

di Spike Jonze
con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Olivia Wilde, Micaela Ramazzotti, Rooney Mara, Amy Adams
Usa
2013




Los Angeles, in un futuro non troppo lontano, Theodore Twombly, un uomo solitario e triste a causa della sua recente separazione dalla moglie, si guadagna da vivere scrivendo lettere “personali” per gli altri. Un giorno acquista un sistema informatico di nuova generazione progettato per soddisfare tutte le esigenze dell’utente. Il nome della voce del sistema operativo è Samantha, che si dimostra sensibile, profonda e divertente. Progettata per ascoltare capire e parlare con l'utente in realtà sembra avere una personalità e un cuore proprio. Il rapporto tra Theodore e Samantha inizierà a svilupparsi con un crescendo che dall'amicizia passerà all'amore, ma i limiti alla fine non sono pochi.

Di primo acchito si potrebbe pensare subito ad un film fantascientifico e gli elementi base ci sono tutti: un uomo e un sistema operativo. Potrebbe sembrare un film che analizza gli aspetti di una società sempre più moderna che si allontana sempre più dal reale e dalla verità dei sentimenti. Potremmo pensare che Spike Jonze voglia analizzare il rapporto tra uomo e scienza, tra realtà e finzione. Ma saremmo lontani dal cuore del film. Her non è solo un film di fantascienza, ma usa queste tematiche per andare oltre. Molto oltre. Her è un film di spessore che analizza l'uomo nella sua interiorità e che riflette intensamente sui rapporti umani, sulle sue difficoltà, i suoi eccessi e sulla quotidianità. E' un film sull'amore, quando si perde, quando ti lascia il vuoto dentro. In una società sempre più viva di stimoli e sempre più libera spesso ci si ritrova soli e impauriti. Theodore (un magnifico Joaquin Phoenix, presente in ogni scena. E' eccezionale, coinvolgente, convincente e intenso.) è un uomo che soffre, non è riuscito con la moglie a crescere insieme, quello che sembrava un grande amore si è sgretolato perché non si è avuti la capacità di evolversi assieme e da un 'noi' non è rimasto altro che un 'io' e un 'tu'. A causa di una solitudine sempre più profonda, Theodore decide di dare voce ad un sistema operativo programmato per ascoltarlo e capirlo. Ecco Samantha (la cui voce non è altro che quella della sensuale e graffiante Scarlett Johansson, in Italia doppiata da Micaela Ramazzotti) con la quale Theodore inizierà un rapporto d'amicizia che pian piano si intensificherà. Samantha è soltanto un sistema operativo, ma la sua voglia di scoprire il mondo o semplicemente di avere un corpo per camminare, per toccare gli oggetti è disarmante. Samantha sembra avere anima e cuore pulsante e Theodore se ne affezionerà. I limiti però sono in agguato, come la voglia di annusarla o di accarezzarla. Di dormirci affianco o di guardarla negli occhi.

Her è un film sulla capacità di ascoltare l'altro, di crescere insieme all'altro mantenendo fresca la propria identità pur camminando insieme. Her è un film sull'amore e sui rapporti umani spesso troppo complicati e deleteri (come anche quello della su amica Amy). Un film delicato ed elegante, girato con maestria e sensibilità, che non cade mai nel cupo o nel melenso. Una storia che partendo dal bagaglio che ognuno porta dietro si sporge al futuro in quella che è la continua ricerca dell'uomo, ieri come oggi: del proprio posto nel mondo e della felicità.


****





lunedì 3 febbraio 2014

Dallas Buyers Club

di Jean Marc-Vallée
con Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto, Steve Zahn
USA
2013

Dallas Buyers Club ossia come ti regge un film un attore (fai due) che ha nerbo e capacità inaspettate.
Matthew McConaughey è Ron Woodroof, un uomo dalla vita fortemente sregolata tra droghe, alcol e sesso occasionale e spinto. Proprio a causa di un rapporto non protetto contrae l'HIV che presto si trasforma in Aids. Ron, convinto omofobo, si ritrova presto da solo ad affrontare il male e, convinto che la cura medica datagli in ospedale sia in realtà una menzogna, si muove egli stesso alla ricerca di cure efficaci e funzionali. Darà così vita ad una vero e proprio gruppo di sostegno contro la malattia e impugnerà causa contro le multinazionali che producono e promuovono l'AZT che in realtà provoca solo una morte certa.
La tematica trattata e la storia nella sua sinossi potrebbe dare l'idea del solito filmetto sui diritti civili che qualche comune cittadino decide di far rispettare andando contro tutto e tutti riuscendo poi a prevalere sull'ordine malvagio delle cose. In un certo senso questo film è anche questo, ma ciò che cambia questo comune modo di girare certi film è la presenza di un attore come Matthew McConaughey che non solo tiene in piedi tutto il film, ma lo inonda di una carica personale potente e di una diversa chiave di lettura. McConaughey (candidato agli Oscar come miglior attore protagonista) è perfetto per la parte, e non perché per esserlo ha dovuto perdere 20 kg, almeno non solo, ma perché sarebbe inefficace se dietro non ci fosse della sostanza come quella di fronte alla quale ci troviamo. Sono certi sguardi persi, certi ghigni tirati, alcune movenze che fanno capire che McConaughey ne ha fatta di strada. Dopo i magnifici Killer Joe e Mud, siamo dinanzi ad un attore che non ha più nulla da dimostrare, anche se credo che il Film che lo consacrerà definitivamente non sia ancora arrivato, ma sono certa arriverà (con Mud per me c'è andato molto vicino). A fargli da spalla c'è Jared Leto (anche lui candidato come miglior attore non protagonista) nella parte di un trans affetto anch'egli da Hiv e nonostante la prima reticenza da parte di Ron, ben presto i due si ritroveranno a lottare insieme. La lotta però non è il tema della pellicola, perché Ron e Rayon non sono i classici paladini con la camicia pulita. Ron è un volgare uomo alcolizzato e fuori di testa, Rayon è un dolce gay completamente drogato. Ecco perché tutta la storia si sviluppa in modo diverso perché non è patinata e mossa da coscienze pulite e impeccabili. Siamo davanti a storie di vita quotidiana, alle volte insane e diverse. Ron però che dapprima si era affacciato al diverso (prima la malattia, poi il rapporto amicale con un omosessuale) con rabbia e diniego, dopo cambia direzione. E nonostante gli avessero pronosticato solo 30 giorni di vita, Ron, grazie forse alla scoperta di un nuovo obiettivo, più intenso e vero di qualsiasi altra cosa nella sua vita fino a quel momento, vivrà per far valere la libertà di scegliere come curarsi. Così attuale.

***

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...