mercoledì 17 ottobre 2012

On the road

di Walter Salles
con Sam Riley, Garrett Hedlund, Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Viggo Mortensen, Amy Adams
Usa 
2012



Portare sul grande schermo libri che hanno segnato un’epoca è cosa difficile e complessa. Se poi il libro in questione è On the road, uscito nel 1957 e mai adattato per il cinema, che ha caratterizzato un periodo storico denso di novità e cambiamenti, non solo a livello letterario, ma anche di vita e costumi, politica e società, la questione si complica. 
Stati Uniti, seconda metà degli anni cinquanta. Il film, che riprende pedissequamente il libro, si articola in cinque parti che comprendono i viaggi che Sal Paradise, un aspirante scrittore di New York inizia a fare con Dean Moriarty, un giovane estroverso, spregiudicato e totalmente libertino insieme alla sua giovane e seducente moglie Marylou. Un lungo viaggio nell’America del dopoguerra che porterà i due amici a fare della strada la loro casa tra musica, donne, alcool e droghe. Un viaggio di riscoperta di sé grazie a conoscenze occasionali e sbronze colossali. I due sono l’immagine della negazione di tutti i protocolli sociali che una nazione come l’America, nel periodo del boom economico, porterebbe a seguire. Sono la manifestazione della ricerca della libertà contro ogni regola o aspettativa vivendo di espedienti e occasioni rubate. Insieme a loro Marylou, giovane disinibita e fortemente seducente che percorrerà con loro il lungo viaggio. E se lei da una parte rappresenta la parte di Dean più eccessiva e anticonformista, dall’altra ci sarà Camille, la seconda moglie di Dean, più borghese e con una vita che segue gli standard che ogni società, volenti o nolenti, impone. Cercare di descrivere un periodo come quello della beat generation che racchiude tante sensazioni ed emozioni in un film di due ore non è facile. Il film di Walter Salles non arriva a pieno a descrivere queste emozioni, quelle che hanno caratterizzato anni particolari e pieni di aspettative: siano esse politiche, che economiche, religiose e di vita. Fa un eccessivo abuso della libertà sessuale di quei tempi, mettendo in scena molto sesso che seppur serve per descrivere anche questa trasformazione nei costumi estetici e sessuali, rischia di cadere nell’edonismo più sfrenato. Mettere in chiaro i cambiamenti sessuali, o anche l’eccessivo uso di droghe, è necessario, ma non basta. Occorreva forse concentrarsi più sull’intimità dei viaggiatori, sulle loro idee, le loro stravaganze e i loro vuoti esistenziali, insomma tutte quelle sfumature che portano a percorrere un viaggio sia fisico che mentale. Come Jack Kerouac descrive così perfettamente.  Tuttavia il film è esteticamente bene riuscito e comunque rispetta le attese riposte. Rimane una pellicola intensa e ben recitata da attori calati onestamente nei personaggi. Seguendo alla lettera gli accadimenti del libro, i lettori non vi rimarranno delusi.

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Pubblicato su: Cinema4stelle

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