lunedì 10 gennaio 2011

Che bella giornata

di Gennari Nunziante, con Checco Zalone, Nabiha Akkari, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi, Italia, 2011

Checco sogna di fare il carabiniere, ma fallisce miseramente. Grazie alla raccomandazione di un suo zio presso il vescovo di Milano, ottiene il lavoro come responsabile di security del Duomo. Qui, per caso, incontra Farah, una bellissima ragazza araba che finge interesse per Checco, ma col solo scopo di realizzare, insieme ad un gruppo, un atto terroristico proprio al Duomo per rivendicare l’uccisione della sua famiglia, morta in un agguato. Farah però rimarrà, inaspettatamente, travolta dall’ingenuità e dall’irriverenza di Checco e con lui dell’intera famiglia chiassosa e compagnona.
Checco Zalone alla sua seconda prova cinematografica, continua a confezionare successi, grazie, forse, alla sua abilità comica e stilistica formatasi negli anni come cabarettista. Non si è lontani da Cado dalle nubi, di simile vi è l’intreccio narrativo e il tipo di umorismo. Se nel primo film ad essere analizzate erano la omosessualità, il tema politico e il contrasto Nord-Sud, in Che bella giornata analizzato è l’incontro di due mondi, quindi il terrore che ciò possa procurare. 
Checco rappresenta “l’italiano medio” un po’ ridicolo e un po’ arruffone, privo di qualsiasi forma di malizia e cattiveria, inserito perfettamente in un sistema, tipico italiano, dove vigono, per esempio, protezioni che rendono inutile studiare. Il tutto come metafora della nostra società e attraverso il film ne vengono messi in evidenza tutti i mali. E’ il tipo genuino e vivace che, nell’immaginario collettivo, è un po’ l’uomo del Sud. Checco, pugliese, ama Farah, “francese di madre bina” (come il comico canta) senza nessuna distinzione né di razza, né religiosa perché “l’amore non ha religione”. Ecco allora la forza espressiva della pellicola, la quale mette in risalto la tolleranza e la generosità di un gruppo di persone che non ha problemi ad invitare a cena un altro gruppo, senza farsi bloccare dal fatto che siano arabi. Quindi se da un lato spicca l’ignoranza, la grettezza e l’invadenza di Checco e della sua numerosa famiglia, dall’altra è celato un messaggio di tolleranza e condivisione, che solo il Nostro potrà attuare con la sua genuina umanità.  

2/5
 Frase cult "Tu studi? Non serve a un cazzo qui" (in Italia)

Pubblicato su www.cinema4stelle.it

Commento extra
Io odio Checco Zalone. Non posso farci nulla, è più forte di me. Già non m'era piaciuto nel primo film, ma anche qui riconferma il mio astio. Per me la sua non è simpatia. Simpatico è il mitico Antonio Albanese in Cetto La Qualunque, ma non Zalone. Fa troppo lo stupido per essere credibile, fa troppo l'ignorante per risultare vero. La comicità è un'arte e in quanto tale deve suscitare "qualcosa come un'anestesia momentanea del cuore": insomma empatia e a me non la suscita. Le movenze, le cadenze, le battute non sempre di spirito lo rendono un comico di basso livello. Per questo non riesco a capirne l'enorme successo. Sul palco di Zelig mi poteva anche andare bene, ma non in uno, ma ben due film no!!! Ok, nei film ci sono metafore sulla nostra società e blablabla, ma non discuto ciò, quanto lui come attore e comico. 
Il riso è un'importante virtù sociale, pronta ad esorcizzare nostre paure e tensioni. C'è molto di più di una semplice battuta. 

"Il riso cela sempre un pensiero nascosto di intesa, direi quasi di complicità, con altre persone che ridono, reali o immaginarie che siano" Henry Bergson (Il riso. Saggio sul significato del comico -1900)

5 commenti:

  1. "Altri... affermavano... che ridersi e beffarsi, esser medicina certissima a tanto male..." -Decameron, giornata prima (G.Boccaccio)

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  2. Il tuo commento effettivamente dice delle verità che non possono essere negate, ma che allo stesso tempo possono non essere condivise, così come capita a me. Dici una verità sacrosanta quando affermi che la comicità è qualcosa di istintivo, che o si suscita o non si suscita. E' pertanto anche qualcosa di soggettivo, nell'ottica dello spettatore. Ecco a me Checco Zalone piace proprio per questo: mi fa ridere. E mi fa ridere a pelle, di botto, istintivamente. Ciò però credo non voglia dire che la sua comicità sia sciocca, appunto in quanto immediata o insensata. Io, anzi, dietro ai due film ho trovato anche qualche messaggio. Sottile, mascherato, posto in maniera ovviamente comica, ma esistente. I temi trattati sono di forte attualità, come l'omosessualità, il razzismo, l'organizzazione clericale etc etc. Non saranno film che producono una morale destinata a fare storia, certo, però qualcosa dicono. E lui, come attore e comico a mio parere buca il video. E, trattandosi di un comico appunto, questo deve fare. Sempre nel rispetto del principio che vuole che tutto sia soggettivo. Anche e soprattutto una risata :)

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  3. avevo visto cado dalle nubi. a tratti carino a divertente, ma niente di sconvolgente. questo dal trailer mi sembra uguale identico, ma -come dice lo stesso zalone- un po' meno bello

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  4. Rò a me fa morire dal ridere :-) Mi sto rendendo conto che la comicità è davvero una cosa molto soggettiva

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