con Virginie Efira, Pierre Niney, Giles Cohen, Amélie Glenn, Charles Berling
Francia, 2013
Prendete una normale commedia americana, di quelle romantiche e leggere con il suo inizio, svolgimento con annesso malinteso, soluzione del dilemma e fine, impegnateci due attori francesi belli e promettenti (soprattutto lui con i suoi occhioni da cerbiatto), fate ambientare la dolce storia a Parigi, città perfetta per certe storie romantiche e voilà: eccovi ‘20 anni di meno’.
David Moreau per il suo primo film decide di dedicarsi ad una commedia divertente e fresca che ha però tutti i temi del già visto. Alice, quarantenne in carriera, separata e con una figlia, donna rigida e poco incline al divertimento incontra Balthazar, ventenne studente di architettura bello, impacciato e tenero, in un volo che dal Brasile li porta a Parigi. I due iniziano una relazione, anche se Alice lo fa semplicemente per risultare più ‘ribelle’ (nome della rivista di moda per la quale lavora) agli occhi del suo capo ed ottenere così una promozione. Da qui il fraintendimento con l’inganno, poi il disvelarsi dell’intreccio, la rabbia di lui fino ad arrivare ad un finale scontato e per nulla particolare anche se carino e dolce. Dunque sono presenti tutti gli ingredienti di una commedia d’amore già più volte vista, il tema dell’amore tra una donna di vent’anni più grande, il tanto ormai osannato toy boy che va sempre più di moda, il tentativo di ribaltare pregiudizi e incoerenze sociali, ma anche il mondo glamour che viene fuori perché Alice lavora in una rivista di moda e alle volte sembra di vedere Il diavolo veste Prada per certe scene e situazioni.
Il tutto però girato ‘alla francese’, elegante, delicato e raffinato, con qualche momento ilare di battute simpatiche, in un film che non decolla mai che si lascia guardare con divertimento e spensieratezza senza pretesa alcuna. Sono presenti inoltre i soliti cliché femminili, come Alice inacidita perché single, come la sorella di lei che vuole per forza accasarla o i pregiudizi di colleghi invidiosi e meschini. Parigi, incantevole e unica nota nuova in tutto il contesto, è protagonista indiscussa perché rappresenta quel modo di vivere diverso e più europeo rispetto ad altre simili pellicole: le mostre d’arte, i giri in motorino lungo la Senna, le panchine dove ascoltare un ipod.
Insomma un film piacevole, simpatico senza particolare complessità o analisi interiore che si lascia guardare in questo inizio d’estate.
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ultimamente i film francesi mi ispirano più fiducia di quelli americani e soprattutto di quelli italiani, quindi potrei dargli una chance...
RispondiEliminaE non sbagli perché hanno un quel 'qualcosa' in più che li differenzia pur trattando le stesse tematiche.
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