Leonard Elmore ci aveva indirizzati bene! "Il miglior romanzo poliziesco mai scritto, ha ridotto Il Falcone maltese ad una lettura di Nancy Drew". E come dargli torto.
Gli amici di Eddie Coyle non solo solo un ottimo noir per stile e contenuto, ma rivoluzionò anche il concetto stesso di crime. Eh sì, perché dopo vari tentativi letterari, nel 1972, George Vincent Higgins, finalmente intraprese la strada giusta sfornando questo ottimo libro dove mise a segno tutta la sua esperienza di procuratore distrettuale. Nato a Boston, amante di Hemingway e ottimo conoscitore degli ambienti malfamati e del linguaggio da gangster dopo aver passato ore e ore a sentire interrogatori e a seguire indagini come il suo lavoro imponeva.
Il libro narra le vicende di un gruppo di fuorilegge alle prese con armi e polizia. Gli ambienti sono quelli squallidi e volgari di chi tira avanti senza obiettivi se non quello di fare un bel colpo e campare fino al prossimo. Eddie Coyle è un uomo di questi, detto anche Eddie Dita perché privo di un dito, perso dopo aver fatto arrabbiare "gli amici". Ora alle prese con armi che gli vende il compare Jackie Brown, sì Tarantino ha celebrato questo libro chiamando così una sua eroina, la magnifica Pam Grier nell'omonimo film, ma Eddie fa anche il doppio gioco di informatore perché ha una pena in sospeso e cerca di comprarsi la grande giuria. Questi amici in pratica sono una manica di criminali che cercano di fregarsi l'un l'altro dove ognuno prova a guadagnare quel po' di profitto per tirare avanti, con mogli da tenere a bada e figli di cui occuparsi.
Il tutto viene raccontato attraverso il dialogo, cavallo di battaglia anche di Leonard Elmore da qui ripreso, dove non vi è il narratore tout court, quello al quale siamo solitamente abituati che spiega ambientazioni e immagini, ma vi è solo il narrato attraverso le varie conversazioni e solo parlando veniamo a conoscenza di ciò che sta accadendo, di dove ci troviamo e cosa accadrà. E' una scelta stilistica nuova (ricordiamo l'uscita nel 1972) che fa centro. Per questo genere letterario il puro dialogo regala alla storia un carattere molto realistico e vero, senza fronzoli o abbellimenti di alcun genere che fa molto storia-da-bassifondi. La scena la ricostruisce il lettore attraverso il racconto dei personaggi ed è un lavoro interessante e curioso. Assume importanza la parola, ossia il colloquio nella sua forma più vera, ricca di azione. Come un film. Insomma libro cult per gli amanti del genere, non troppo lungo che più che leggere si divora in poco tempo.
5/5
Mi manca. Grazie per la dritta...
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