di Walter Salles
con Sam Riley, Garrett Hedlund,
Kristen Stewart, Kirsten Dunst, Viggo Mortensen, Amy Adams
Usa
2012
Portare sul grande schermo libri che hanno segnato un’epoca è cosa difficile e complessa. Se poi il libro in questione è On the road, uscito nel 1957 e mai adattato per il cinema, che ha caratterizzato un periodo storico denso di novità e cambiamenti, non solo a livello letterario, ma anche di vita e costumi, politica e società, la questione si complica.
Stati Uniti, seconda metà degli anni cinquanta. Il film, che riprende pedissequamente il libro, si articola in cinque parti che comprendono i viaggi che Sal Paradise, un aspirante scrittore di New York inizia a fare con Dean Moriarty, un giovane estroverso, spregiudicato e totalmente libertino insieme alla sua giovane e seducente moglie Marylou. Un lungo viaggio nell’America del dopoguerra che porterà i due amici a fare della strada la loro casa tra musica, donne, alcool e droghe. Un viaggio di riscoperta di sé grazie a conoscenze occasionali e sbronze colossali. I due sono l’immagine della negazione di tutti i protocolli sociali che una nazione come l’America, nel periodo del boom economico, porterebbe a seguire. Sono la manifestazione della ricerca della libertà contro ogni regola o aspettativa vivendo di espedienti e occasioni rubate. Insieme a loro Marylou, giovane disinibita e fortemente seducente che percorrerà con loro il lungo viaggio. E se lei da una parte rappresenta la parte di Dean più eccessiva e anticonformista, dall’altra ci sarà Camille, la seconda moglie di Dean, più borghese e con una vita che segue gli standard che ogni società, volenti o nolenti, impone. Cercare di descrivere un periodo come quello della beat generation che racchiude tante sensazioni ed emozioni in un film di due ore non è facile. Il film di Walter Salles non arriva a pieno a descrivere queste emozioni, quelle che hanno caratterizzato anni particolari e pieni di aspettative: siano esse politiche, che economiche, religiose e di vita. Fa un eccessivo abuso della libertà sessuale di quei tempi, mettendo in scena molto sesso che seppur serve per descrivere anche questa trasformazione nei costumi estetici e sessuali, rischia di cadere nell’edonismo più sfrenato. Mettere in chiaro i cambiamenti sessuali, o anche l’eccessivo uso di droghe, è necessario, ma non basta. Occorreva forse concentrarsi più sull’intimità dei viaggiatori, sulle loro idee, le loro stravaganze e i loro vuoti esistenziali, insomma tutte quelle sfumature che portano a percorrere un viaggio sia fisico che mentale. Come Jack Kerouac descrive così perfettamente. Tuttavia il film è esteticamente bene riuscito e comunque rispetta le attese riposte. Rimane una pellicola intensa e ben recitata da attori calati onestamente nei personaggi. Seguendo alla lettera gli accadimenti del libro, i lettori non vi rimarranno delusi.
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Pubblicato su: Cinema4stelle
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