tag:blogger.com,1999:blog-73438718007409235682024-02-19T09:45:09.821+01:00Le luci della seraSentirai il tuono
e mi ricorderai,
pensando: lei voleva la tempesta.
Anna AchmatovaRossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.comBlogger125125tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-20964603052538696902016-01-20T18:26:00.000+01:002016-01-20T18:33:12.498+01:00La grande scommessadi <b>Adam McKay</b><br />
con <b>Christian Bale, Brad Pitt, Ryan Gosling, Steve Carrell </b><br />
<b>Usa 2016</b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgon35rlfiXwhqD8elqhKuDAQREeglQnvwMLCN0bR-SzakxdhjMomc3RThyPe6XtJrPGE1XCFslp5z9S1f6xVhOuCM1qeRh5x6hxNEQWjJwOlyQW_5uSAtmFyKuz7YqLPx52CFquwXDzqk/s1600/52899.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgon35rlfiXwhqD8elqhKuDAQREeglQnvwMLCN0bR-SzakxdhjMomc3RThyPe6XtJrPGE1XCFslp5z9S1f6xVhOuCM1qeRh5x6hxNEQWjJwOlyQW_5uSAtmFyKuz7YqLPx52CFquwXDzqk/s400/52899.jpg" width="280" /></a></div>
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Riemergo dagli abissi dopo più di un anno, per pigrizia, mancanza di tempo (sia lodato il lavoro, sempre sia lodato) e sonno e lo faccio cercando di recuperare i film in lizza per questi oscar 2016, non fosse altro che per averne un'idea e decretare i miei personali vincitori.<br />
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<b>La Grande Scommessa</b> è un gran bel film, uno di quelli che hanno sostanza, hanno qualcosa da insegnarci e sono dotati di corposità e volume. Racconta la storia di come alcuni personaggi, in modo diverso, ma poi uguale, siano riusciti a fiutare la crisi immobiliare che da lì a breve avrebbe colpito il mercato e per questo investono capitale, molto capitale, contro l'andamento fiinanziario. E vedendoci giusto, perché di lì a breve, esattamente nel 2008, ci fu un serio crollo immobiliare che portò molta gente a rivendere le proprie case e a perdere così risparmi e investimenti. Da un punto di vista morale tutto ciò è molto triste, ma non è il tema del film.<br />
Il punto cruciale sono queste banche che incuranti, concedono mutui a tasso variabile a tutti quelli che, senza capirci molto, vogliono comprare una casa. Senza badare ad interessi e problemi in caso di perdita. Sistemi finanziari privi di scrupoli e senza coscienza.<br />
In questo contesto, un gruppo di investitori (sì, esiste gente che fa questo mestiere!) intravede l'affare e decide di giocare duro. Un cast eccezionale ed è interessante seguirli nei loro giri d'affari mentre vengono derisi perché in quel momento il mercato tutto sembrava fuorché instabile.<b> Christian Bale</b> ormai una conferma dopo l'altra, è pazzesco nel suo ruolo di investitore/matematico/esauristo visto come un alieno e che invece la vede lunga, ma anche <b>Ryan Gosling, Steve Carrell, Brad Pitt </b>tutti imbruttiti per l'occasione.<br />
Autoironico è quando Selena Gomez o Margot Robbie spiega a noi sempliciotti qualche erudizione economica. Sì, perché nonostante il film abbia una solidità narrativa, il rischio in cui si cade, alle volte, è quello di perdersi in discorsi economici non proprio semplici o alla portata di tutti. Per colpa nostra o semplicemente perché non siamo del mestiere. E allora qualche parte salta, in qualche altra ci si confonde e non si comprende tutto al massimo. Ed è un vero peccato. Nonostante ciò, però, la pellicola funziona, si muove con destrezza, i dialoghi sono importanti e gli attori super. E si capisce che siamo dinanzi ad un bel film, pur non essendoci entrati totalmente.<br />
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<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-53552351812980953902014-06-19T10:00:00.000+02:002014-07-16T10:24:48.826+02:00Galveston, ossia Nik Pizzolatto è un grande. <b>Titolo:</b> Galveston <br />
<b>Autore:</b> Nic Pizzolatto <br />
<b>PP:</b> 226 <br />
<b>Editore:</b> Mondadori (Strade Blu) <br />
<b>Prezzo:</b> Euro 17.50<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoyIDCe12YCfV0oy8Ab6mwRM-NnKxV2yghJ5IsCQDhz4eG4JxNYjkasAHfjEPWRfH6gEH0JLfcXeouxhNs6ZgjBzeZ2ldo2d7TxF7unq4X4bRw69rEoz8nJDRXCg8vXDYxY_pH0fWs_UI/s1600/10014901_10202924052496684_1617446077_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoyIDCe12YCfV0oy8Ab6mwRM-NnKxV2yghJ5IsCQDhz4eG4JxNYjkasAHfjEPWRfH6gEH0JLfcXeouxhNs6ZgjBzeZ2ldo2d7TxF7unq4X4bRw69rEoz8nJDRXCg8vXDYxY_pH0fWs_UI/s1600/10014901_10202924052496684_1617446077_n.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
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Può sembrare che mi sia data alla macchia e un po' è così. Sono stati mesi pieni, non solo di positività (che cerco sempre di vedere) ma anche di scazzi, paure e rotture varie. Tra la continua ricerca di lavoro, cambio di casa e altre menate, alle volte perdo stimolo e passione nelle cose. Non per questo però non ho avuto modo di fare scoperte cinematografiche e letterarie importanti. Tipo tipo tipo: <b>TRUE DETECTIVE</b>. Ok, ho scoperto l'acqua calda. Sono mesi che se ne parla nel web e non solo, sulla stupefacente, strabiliante, perfetta serie tv dell'anno. Mi ha tenuta incollata allo schermo (del pc) per tutte le otto puntate e credo a breve di rivederla (coinvolgendo qualcuno assieme a me) perché devo capire ancora a pieno molti passaggi. Ma lo scopo di questo post non è<i> True Detective</i>, ma il suo ideatore e sceneggiatore,<b> Nik Pizzolatto</b>. Mentre mi lasciavo ammaliare dalla serie tv ho sbirciato un po' in giro alla ricerca di notizie sul suo autore, da lì a comprare il suo romanzo d'esordio scritto qualche anno fa, il passo è stato breve. <b><i>Galveston </i></b>è arrivato a casa in un bel pacchetto amazon e sin dalle prime righe mi ha conquistata. Perché Pizzolatto ha quel modo di scrivere che a me piace molto: asciutto, lineare, descrittivo. Come Bunker e McCarthy. Oltre alla forma stilistica, per me fondamentale, una storia architettata perfettamente, ben scritta e strutturata. Avevo letto in giro che <i>Galveston</i> nella parte centrale fosse noioso. Tutt'altro. Ho trovato un libro perfettamente lineare e armonico nella storia, nei contenuti e nei tratti.<br />
Roy Cady è un gangster di New Orleans, al quale hanno diagnosticato un tumore e al quale rimangono pochi mesi di vita. Il boss per il quale lavora vuole farlo fuori perché in passato ha scaldato le lenzuola della sua attuale donna. Ma Cady non è scemo, lo capisce e si ritroverà a fuggire sulla costa del Golfo degli Stati Uniti con una ragazza e la sua sorellina. Direzione Galveston.<br />
I luoghi, come in <i>True Detective</i> in fondo, sono sempre protagonisti indiscussi. Il sud, poi, col suo fascino, la sua cultura, i suoi tempi, modi, le sue religioni e i suoi retaggi ha un fascino che puoi solo sognarlo. I luoghi, come luoghi dell'anima, anche se alle volte certi personaggi sembrano non averne, No, non è il caso di Roy, che pur essendo un duro, si ritrova a proteggere due creature, ma forse lo fa più per se stesso che per altro. Forse perché Rocky in realtà è attraente e con quelle gambe lì potrebbe avere il mondo e lui in fondo la desidera, ma non può pensare di stare con una ragazzina. Quindi c'è dell'etica in lui anche se non si direbbe.<br />
<i>Galveston</i> è una storia nera, un noir che racconta violenza e sangue, paure e fughe. Il viaggio come metafora di ricerca di sé, come evasione da un passato che fa sempre il suo giro e poi ritorna e devi rimetterti in macchina e riprendere il cammino o forse rimani morto stecchito da qualche pallottola. Il viaggio come movimento nella psicologia di Roy, così impaurito dalla morte, ma così vicino da infischiarsene.<br />
<i>Galveston</i> è un viaggio dalle tinte forti, è metafora dell'interiorità attraverso le sue piogge battenti e grigie tipiche del posti del Sud. Roy è un romantico e bastardo, un pazzo e furbo, un duro senza speranza.<br />
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<i>Nasci, e quarant'anni dopo esci barcollando da un bar, sbigottito dai tuoi stessi acciacchi. Nessuno ti conosce. Guidi lungo superstrade non illuminate, e ti inventi una destinazione perché il segreto è il movimento. E così ti dirigi verso l'ultima cosa che ti resta da perdere, senza avere davvero idea di cosa ne farai.</i></div>
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-69480911909244511832014-02-10T16:53:00.003+01:002014-02-10T17:14:19.400+01:00Herdi <b>Spike Jonze</b><br />
con <b>Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Olivia Wilde, Micaela Ramazzotti, Rooney Mara, Amy Adams</b><br />
<b>Usa</b><br />
<b>2013</b><br />
<b><br /></b>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhakthrrUKiWUWZuVbU-KKMKSknnBR7SanaXqA7oXJVZP3EhTGlVPkilBg089vBDWdru0ukhBiNScLd9DhiCvZwiFMeG_5ELEz00I-QFXfpCyjZ5tgWAi_uB0MbT1ilJ7pex7nJM5i9qVo/s1600/3bf2e981.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhakthrrUKiWUWZuVbU-KKMKSknnBR7SanaXqA7oXJVZP3EhTGlVPkilBg089vBDWdru0ukhBiNScLd9DhiCvZwiFMeG_5ELEz00I-QFXfpCyjZ5tgWAi_uB0MbT1ilJ7pex7nJM5i9qVo/s1600/3bf2e981.jpg" height="265" width="400" /></a></div>
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Los Angeles, in un futuro non troppo lontano, Theodore Twombly, un uomo solitario e triste a causa della sua recente separazione dalla moglie, si guadagna da vivere scrivendo lettere “personali” per gli altri. Un giorno acquista un sistema informatico di nuova generazione progettato per soddisfare tutte le esigenze dell’utente. Il nome della voce del sistema operativo è Samantha, che si dimostra sensibile, profonda e divertente. Progettata per ascoltare capire e parlare con l'utente in realtà sembra avere una personalità e un cuore proprio. Il rapporto tra Theodore e Samantha inizierà a svilupparsi con un crescendo che dall'amicizia passerà all'amore, ma i limiti alla fine non sono pochi.<br />
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Di primo acchito si potrebbe pensare subito ad un film fantascientifico e gli elementi base ci sono tutti: un uomo e un sistema operativo. Potrebbe sembrare un film che analizza gli aspetti di una società sempre più moderna che si allontana sempre più dal reale e dalla verità dei sentimenti. Potremmo pensare che <b>Spike Jonze</b> voglia analizzare il rapporto tra uomo e scienza, tra realtà e finzione. Ma saremmo lontani dal cuore del film. <b>Her</b> non è solo un film di fantascienza, ma usa queste tematiche per andare oltre. Molto oltre. Her è un film di spessore che analizza l'uomo nella sua interiorità e che riflette intensamente sui rapporti umani, sulle sue difficoltà, i suoi eccessi e sulla quotidianità. E' un film sull'amore, quando si perde, quando ti lascia il vuoto dentro. In una società sempre più viva di stimoli e sempre più libera spesso ci si ritrova soli e impauriti. Theodore (un magnifico <b>Joaquin Phoenix</b>, presente in ogni scena. E' eccezionale, coinvolgente, convincente e intenso.) è un uomo che soffre, non è riuscito con la moglie a crescere insieme, quello che sembrava un grande amore si è sgretolato perché non si è avuti la capacità di evolversi assieme e da un 'noi' non è rimasto altro che un 'io' e un 'tu'. A causa di una solitudine sempre più profonda, Theodore decide di dare voce ad un sistema operativo programmato per ascoltarlo e capirlo. Ecco Samantha (la cui voce non è altro che quella della sensuale e graffiante <b>Scarlett Johansson</b>, in Italia doppiata da Micaela Ramazzotti) con la quale Theodore inizierà un rapporto d'amicizia che pian piano si intensificherà. Samantha è soltanto un sistema operativo, ma la sua voglia di scoprire il mondo o semplicemente di avere un corpo per camminare, per toccare gli oggetti è disarmante. Samantha sembra avere anima e cuore pulsante e Theodore se ne affezionerà. I limiti però sono in agguato, come la voglia di annusarla o di accarezzarla. Di dormirci affianco o di guardarla negli occhi.<br />
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<b>Her</b> è un film sulla capacità di ascoltare l'altro, di crescere insieme all'altro mantenendo fresca la propria identità pur camminando insieme. Her è un film sull'amore e sui rapporti umani spesso troppo complicati e deleteri (come anche quello della su amica Amy). Un film delicato ed elegante, girato con maestria e sensibilità, che non cade mai nel cupo o nel melenso. Una storia che partendo dal bagaglio che ognuno porta dietro si sporge al futuro in quella che è la continua ricerca dell'uomo, ieri come oggi: del proprio posto nel mondo e della felicità.<br />
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<object class="BLOGGER-youtube-video" classid="clsid:D27CDB6E-AE6D-11cf-96B8-444553540000" codebase="http://download.macromedia.com/pub/shockwave/cabs/flash/swflash.cab#version=6,0,40,0" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/6QRvTv_tpw0/0.jpg" height="266" width="320"><param name="movie" value="https://youtube.googleapis.com/v/6QRvTv_tpw0&source=uds" /><param name="bgcolor" value="#FFFFFF" /><param name="allowFullScreen" value="true" /><embed width="320" height="266" src="https://youtube.googleapis.com/v/6QRvTv_tpw0&source=uds" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true"></embed></object></div>
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<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-41187740798849223652014-02-03T18:17:00.000+01:002014-02-03T18:29:46.665+01:00Dallas Buyers Club<div style="text-align: left;">
di<b> <span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span style="background-color: white; line-height: 18.479999542236328px;">Jean Marc-Vallée</span></span></b></div>
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">con <b>Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto, Steve Zahn</b></span><br />
<b><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">USA</span></b><br />
<b>2013</b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZYK6xgiUy1046Uw68Qf-JuqdRWrzGBWMtmTMaSX1ltcjXC_vsLLi39p5UWJThd8Pl4imLcYVP8gwxJisU1y7JMLHXkeviv7vBWH7OimO5sUlcTgpkRgMia1j2h0kNuEK22MoXTbxlcmo/s1600/hr_Dallas_Buyers_Club_10.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZYK6xgiUy1046Uw68Qf-JuqdRWrzGBWMtmTMaSX1ltcjXC_vsLLi39p5UWJThd8Pl4imLcYVP8gwxJisU1y7JMLHXkeviv7vBWH7OimO5sUlcTgpkRgMia1j2h0kNuEK22MoXTbxlcmo/s1600/hr_Dallas_Buyers_Club_10.jpg" height="400" width="270" /></a></div>
<b><br /></b>
<b>Dallas Buyers Club</b> ossia come ti regge un film un attore (fai due) che ha nerbo e capacità inaspettate.<br />
Matthew McConaughey è Ron Woodroof, un uomo dalla vita fortemente sregolata tra droghe, alcol e sesso occasionale e spinto. Proprio a causa di un rapporto non protetto contrae l'HIV che presto si trasforma in Aids. Ron, convinto omofobo, si ritrova presto da solo ad affrontare il male e, convinto che la cura medica datagli in ospedale sia in realtà una menzogna, si muove egli stesso alla ricerca di cure efficaci e funzionali. Darà così vita ad una vero e proprio gruppo di sostegno contro la malattia e impugnerà causa contro le multinazionali che producono e promuovono l'AZT che in realtà provoca solo una morte certa.<br />
La tematica trattata e la storia nella sua sinossi potrebbe dare l'idea del solito filmetto sui diritti civili che qualche comune cittadino decide di far rispettare andando contro tutto e tutti riuscendo poi a prevalere sull'ordine malvagio delle cose. In un certo senso questo film è anche questo, ma ciò che cambia questo comune modo di girare certi film è la presenza di un attore come Matthew McConaughey che non solo tiene in piedi tutto il film, ma lo inonda di una carica personale potente e di una diversa chiave di lettura. McConaughey (candidato agli Oscar come miglior attore protagonista) è perfetto per la parte, e non perché per esserlo ha dovuto perdere 20 kg, almeno non solo, ma perché sarebbe inefficace se dietro non ci fosse della sostanza come quella di fronte alla quale ci troviamo. Sono certi sguardi persi, certi ghigni tirati, alcune movenze che fanno capire che McConaughey ne ha fatta di strada. Dopo i magnifici <b>Killer Joe</b> e <b>Mud</b>, siamo dinanzi ad un attore che non ha più nulla da dimostrare, anche se credo che il Film che lo consacrerà definitivamente non sia ancora arrivato, ma sono certa arriverà (con Mud per me c'è andato molto vicino). A fargli da spalla c'è Jared Leto (anche lui candidato come miglior attore non protagonista) nella parte di un trans affetto anch'egli da Hiv e nonostante la prima reticenza da parte di Ron, ben presto i due si ritroveranno a lottare insieme. La lotta però non è il tema della pellicola, perché Ron e Rayon non sono i classici paladini con la camicia pulita. Ron è un volgare uomo alcolizzato e fuori di testa, Rayon è un dolce gay completamente drogato. Ecco perché tutta la storia si sviluppa in modo diverso perché non è patinata e mossa da coscienze pulite e impeccabili. Siamo davanti a storie di vita quotidiana, alle volte insane e diverse. Ron però che dapprima si era affacciato al diverso (prima la malattia, poi il rapporto amicale con un omosessuale) con rabbia e diniego, dopo cambia direzione. E nonostante gli avessero pronosticato solo 30 giorni di vita, Ron, grazie forse alla scoperta di un nuovo obiettivo, più intenso e vero di qualsiasi altra cosa nella sua vita fino a quel momento, vivrà per far valere la libertà di scegliere come curarsi. Così attuale.<br />
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<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-2768250430529076362014-02-02T17:20:00.000+01:002014-02-03T17:20:50.017+01:00Philip Seymour Hoffman (1967-2014)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitu5YslxbbvY13u-g5_IXfUuOd6_4_HQQs3S4-RBvUG0MDe6fqhpxzxnBoTJF4B4n3xmA92iRTLECbY-OQgpoPmnvPTojjZL51RAaeXzmLMDOlr_j2_tGy-5B0ppH6LqZdBDA9Lc4nQjQ/s1600/philip-seymour-hof_2809995b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitu5YslxbbvY13u-g5_IXfUuOd6_4_HQQs3S4-RBvUG0MDe6fqhpxzxnBoTJF4B4n3xmA92iRTLECbY-OQgpoPmnvPTojjZL51RAaeXzmLMDOlr_j2_tGy-5B0ppH6LqZdBDA9Lc4nQjQ/s1600/philip-seymour-hof_2809995b.jpg" height="398" width="640" /></a></div>
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Non doveva andare così.<br />Buon viaggio!</div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/dGrs8hQXGUI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-14391578656383743812014-01-30T16:17:00.000+01:002014-02-03T16:17:51.286+01:00Belle & Sebastien<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
di <span style="text-align: center;"><b>Nicolas Venier</b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="text-align: center;">con </span><span style="text-align: center;"><b>Félix Bossuet, Tchéky Karyo, Margaux Chatelier, Dimitri Storoge, Mehdi, Urbain Cancelier</b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="text-align: center;"><b>Francia </b></span></div>
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<span style="text-align: center;"><b>2013</b></span></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFcVqQjwc8gDgVTzWwNOJIMQKvFhLbOL599pPrQpNFzWDEzDeBsxPpo88cMfSFOBKqlRI3rZpafw40SzXT3aL6iH-GMNHRFfWe52kmoWBXhBNiEIWCSkO-4C-F1fU3l1g9oPwU-Y6ZiWY/s1600/Belle-e-Sebastien-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFcVqQjwc8gDgVTzWwNOJIMQKvFhLbOL599pPrQpNFzWDEzDeBsxPpo88cMfSFOBKqlRI3rZpafw40SzXT3aL6iH-GMNHRFfWe52kmoWBXhBNiEIWCSkO-4C-F1fU3l1g9oPwU-Y6ZiWY/s1600/Belle-e-Sebastien-.jpg" height="400" width="280" /></a></div>
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Seconda guerra mondiale. Sulle montagne tra i Pirenei vive Sebastien, un dolcissimo bambino, orfano e senza istruzione, insieme al nonno e alla zia. Egli ama girovagare tra le montagne ed è proprio qui che incontrerà un amico speciale, anzi un’amica: Belle. Ritenuta da tutti un mostro che uccide gli altri animali, altri non è che una splendida cagna Patou bianca per nulla pericolosa che in realtà ha subito maltrattamenti dal suo vecchio padrone. Solo Sebastien coglierà la purezza di Belle, ma riuscirà a difenderla dalle minacce degli altri abitanti del suo piccolo paese che vogliono ucciderla? Belle & Sabastien è la storia di una grande amicizia che non ha bisogno di parole per svilupparsi, ma vive tra mille giochi e sorrisi. Ripresa da una serie televisiva anime francese degli anni ottanta, viene ora modernizzata e riadattata. Storia che sicuramente piacerà ai bambini e a coloro che rimembreranno una giovinezza lontana ricordando la già citata serie tv. Sebastien rappresenta la genuinità e purezza fanciullesca di chi vive senza pregiudizi e limiti. Non ha paura del ‘mostro’ che si aggira tra le montagne e appena lo incontra gli basta un’occhiata per capire la verità. Gli adulti dal canto loro, invece, rappresentano la superstizione e come crescendo si perda lo sguardo fresco e sincero sul mondo tipico viceversa dei bambini. Belle non è altro che l’amore che lega l’uomo al proprio cucciolo di cane. Insomma la descrizione di un’amicizia tra un bimbo e un bellissimo cane che va al di là del comunicabile, che si nutre di gesti, perché la vera amicizia non ha bisogno di parole. E’ in fondo una storia già vista e sentita, di cui non si sentiva il bisogno. Riesce tuttavia a coinvolgere tra i momenti di tensione (alcuni riguardano il passaggio di ebrei verso la Svizzera per sfuggire ai nazisti) e il pathos che suscita l’amore smisurato di questo orfanello che fa di tutto per proteggere Belle. Suggestiva la fotografia con immagini mozzafiato dei Pirenei innevati, così belle da sentire quasi freddo al naso.</div>
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1,5</div>
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<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-71483745781062967532014-01-08T15:24:00.003+01:002014-01-08T15:53:37.700+01:00Il Grande Match<div class="MsoNormal">
di<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b><b>Peter
Segal</b></div>
<div class="MsoNormal">
Con<b> Robert De
Niro, Sylvester Stallone, Kim Basinger, Alan Arkin, Jon Bernthal, Kevin Hart,
Steffie Grote, Han Soto, Nicole Andrews, Paul Ben-Victor<br />Usa<br />2013</b></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO44J6lDErJK_WFWh9Sy5z9vWPqDkDYPp5UOZ1TfbV_o8Y1FQoaadrxw_fCC94wNoaqgpBCA1lLrQwbWzB4sbzbFPKtQb0owN0NabwJ-Lw2dNJjqSH7lKBrI9_gkkj90uk5TyEFNO9nXg/s1600/49969.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO44J6lDErJK_WFWh9Sy5z9vWPqDkDYPp5UOZ1TfbV_o8Y1FQoaadrxw_fCC94wNoaqgpBCA1lLrQwbWzB4sbzbFPKtQb0owN0NabwJ-Lw2dNJjqSH7lKBrI9_gkkj90uk5TyEFNO9nXg/s1600/49969.jpg" height="640" width="448" /></a></div>
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<br />
<br />
Parodia o tributo? E’ questo che ci si chiede sui titoli di coda. In realtà <b>Il Grande Match</b> è una sorta di via di mezzo, un film che prende in giro se stesso pur ricordando le pellicole che hanno fatto la storia della boxe: <i>Rocky </i>o <i>Toro Scatenato</i>. Ed è proprio su questi ultimi due film citati che si ricollega, come l’omaggio ai due attori protagonisti: Sylvestrer Stallone e Robert de Niro e ai personaggi da loro interpretati trent’anni fa. <br />
<br />
Henry “Razor” Sharp e Billy “The Kid” McDonnen sono due pugili di Pittsburg. In passato vissero i l loro momento di gloria grazie a due combattimenti, ognuno dei quali vinto da uno di loro. Mossi da una fortissima rivalità, al momento di tirare le somme con un terzo e ultimo combattimento che avrebbe decretato un solo vincitore, Razor decide di chiudere con la boxe ritirandosi tra lo sgomento di The Kid e la delusione dei fans. Trent’anni dopo si ripresenta l’occasione di quel Gran Match mai disputato ma ora possibile nonostante la poca preparazione fisica e l’età avanzata. E’ il momento di regolare i conti di una vita e di far capire chi è il più forte.<br />
<br />
<i> Il Gran Match</i> è una commedia a tratti divertente ma che non decolla mai. Sembra un incoraggiamento verso gli anziani come a voler dire che anche i settantenni possono farcela e il messaggio oltre ad essere leggermente limitativo non si accorda bene con due grandi attori che hanno costruito personaggi indimenticabili della boxe. Sicuramente autoironici e per questo apprezzabili, ma davvero c’era bisogno di un film del genere? Tra i due si insinua anche una donna (Kim Basinger) ed ecco che dalla commedia spunta anche un melò familiare a tutti gli effetti.<br />
Dialoghi poco interessanti, personaggi che scimmiottano se stessi, battute per nulla divertenti, uscite direttamente da un film demenziale. Forse la commedia non era il genere giusto sul quale basarsi per un film di questo tipo. Il sarcasmo dei personaggi verso se stessi è l’unica nota positiva del film quasi una consolazione come a voler dire che anche <i>Rocky </i>e<i> Toro Scatenato</i> invecchiano. Insomma non più giovanissimi, ma con molta voglia di fare fuori e dentro il set. Molte le scene riprese da <i>Rocky</i>, come gli estenuanti allenamenti di Razor, ma anche le ambientazioni sono un po’ lasciate a caso come durante il combattimento, momento clou di tutto il film, ma reso al minimo con un finale senza vigore e muscoli.<br />
<br />
*<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-43511171464667746782013-12-14T21:34:00.000+01:002013-12-14T21:36:44.225+01:00Frozen - Il regno di ghiaccio<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
di <span style="font-family: Cambria; font-size: 12pt;"><b>Chris Buck, Jennifer lee</b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<span style="font-family: Cambria; font-size: 12pt;"><b>Animazione<br />Walt Disney 2013</b></span></div>
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<br /></div>
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<br />
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La Disney è sempre la Disney e lo conferma ancora una volta con questo bellissimo e prezioso cartone in formato musical ideale per le vacanze natalizie ormai alle porte. Ispirato a La regina delle nevi di Hans Christian Andersen, narra la storia di due sorelle, Elsa e Anna, che vivono nel regno di Arendelle. Elsa però custodisce un segreto che non riuscirà a nascondere troppo a lungo: ha la capacità di trasformare tutto ciò che tocca in ghiaccio e neve. Un potere sempre più forte che può divenire anche molto pericoloso. Fino al giorno della sua incoronazione a Regina, dove sopraffatta dall’emozione scatena una tempesta di neve e ghiaccio sul suo regno. Decide così di scappare lontano dove può essere se stessa fino in fondo. Anna deciderà con l’aiuto di Kristoff, della sua renna Sven e del simpaticissimo pupazzo di neve animato Olaf, di riportare la sorella nel regno così da far ritornare l’estate e di gestire questo potere. Con che cosa ciò sarà possibile?<br />
Un musical animato che cattura occhi e cuore. Bello da vedere grazie all’ausilio del 3D ma anche alle bellissimi immagini offerte da una tecnologia sempre più sofisticata. Anna ed Elsa sono magnifiche e regali, gli abiti che indossano sono incantevoli e tutto lo scenario della città, della neve, degli oggetti è qualcosa di meraviglioso. La storia poi è sviluppata in modo perfetto, senza sbavature o assurdità, anzi ci si perde nel regno incantato tanto da riuscire a staccare gli occhi solo sui titoli di coda. Siamo nel regno della fantasia e l’unica cosa da fare è lasciarsi trascinare in questo mondo magico senza troppi pensieri. Un cartone che mette d’accordo grandi e piccini per la bellezza che in sé racchiude. L’immagine della principessa di tradizionale storia è ormai archiviata. <br />
L’immagine della donna si è evoluta anche nei quartieri Disney. E’ una principessa autonoma, imprenditrice di sé che prende le proprie decisioni e commette consapevolmente i propri errori. Ne è passato di tempo dal bacio del principe che sveglia così la sua amata. Siamo dinanzi a una donna nuova, più cazzuta e disinvolta che non perde per questo il proprio fascino, anzi lo amplifica. Elsa è razionale, ha paura di fare del male agli altri; Anna è una sognatrice che si mette in gioco appena necessario. L’amore familiare tra Elsa e Anna è il motore di tutta la favola. Il pupazzo di neve Olaf è il nuovo personaggio cult, simpatico e tenero, curioso e sincero, diventerà di certo il nuovo amico dei piccini. <br />
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Pubblicato su <a href="http://www.cinema4stelle.it/frozen_recensione.html">Cinema4stelle</a>Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-24183413382948618942013-12-05T22:57:00.000+01:002013-12-09T22:59:24.364+01:00Ciao Attaccabrighe!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimmbf3LfKvtNubrj2N6u_LYPPkYYTOMMBIKdeqYj9gkZRAziYOKAeQEc_LyGosm9umuJT3vVYutMAXf0zeHbpfxeogYci2Yj3EmYPfXpmrhhv_Blu1Rgx_nDxCddkHZuVJXDZRtuev6vE/s1600/1454741_439440489489653_1881328676_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimmbf3LfKvtNubrj2N6u_LYPPkYYTOMMBIKdeqYj9gkZRAziYOKAeQEc_LyGosm9umuJT3vVYutMAXf0zeHbpfxeogYci2Yj3EmYPfXpmrhhv_Blu1Rgx_nDxCddkHZuVJXDZRtuev6vE/s1600/1454741_439440489489653_1881328676_n.jpg" /></a></div>
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Non sono nato con la sete di libertà. Sono nato libero, libero in ogni senso che potessi conoscere. Libero di correre nei campi vicino alla capanna di mia madre, di nuotare nel limpido torrente che scorreva attraverso il mio villaggio, di arrostire pannocchie sotto le stelle, di montare sulla groppa capace di lenti buoi. Finché ubbidivo a mio padre e rispettavi le tradizioni della mia tribù, non ero ostacolato da leggi divine né umane. Solo quando ho scoperto che la libertà della mia infanzia era un'illusione, che la vera libertà mi era già stata rubata, ho cominciato a sentirne la sete. (...) Da quando sono uscito dal carcere, è stata questa la mia missione : affrancare gli oppressi e gli oppressori. Alcuni dicono che il mio obiettivo è stato raggiunto, ma so che non è vero. La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo conquistato soltanto la facoltà di essere liberi, il diritto di non essere oppressi. Non abbiamo compiuto l'ultimo passo del nostro cammino, perché la libertà non è soltanto uno spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri. La nostra fede nella libertà deve essere ancora provata. <br /><br />"Lungo cammino verso la libertà"</div>
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Nelson Mandela </div>
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1918-2013</div>
<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-60552973979331874572013-12-01T16:39:00.001+01:002013-12-01T16:39:19.063+01:00Gli amici di Eddie Coyle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://stliq.com/c/l/7/7c/17741751_gli-amici-di-eddie-coyle-george-higgins-0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://stliq.com/c/l/7/7c/17741751_gli-amici-di-eddie-coyle-george-higgins-0.jpg" width="194" /></a></div>
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Leonard Elmore ci aveva indirizzati bene! "Il miglior romanzo poliziesco mai scritto, ha ridotto <i>Il Falcone maltese</i> ad una lettura di Nancy Drew". E come dargli torto.<br />
<b>Gli amici di Eddie Coyle</b> non solo solo un ottimo noir per stile e contenuto, ma rivoluzionò anche il concetto stesso di crime. Eh sì, perché dopo vari tentativi letterari, nel 1972, George Vincent Higgins, finalmente intraprese la strada giusta sfornando questo ottimo libro dove mise a segno tutta la sua esperienza di procuratore distrettuale. Nato a Boston, amante di Hemingway e ottimo conoscitore degli ambienti malfamati e del linguaggio da gangster dopo aver passato ore e ore a sentire interrogatori e a seguire indagini come il suo lavoro imponeva.<br />Il libro narra le vicende di un gruppo di fuorilegge alle prese con armi e polizia. Gli ambienti sono quelli squallidi e volgari di chi tira avanti senza obiettivi se non quello di fare un bel colpo e campare fino al prossimo. Eddie Coyle è un uomo di questi, detto anche Eddie Dita perché privo di un dito, perso dopo aver fatto arrabbiare "gli amici". Ora alle prese con armi che gli vende il compare Jackie Brown, sì Tarantino ha celebrato questo libro chiamando così una sua eroina, la magnifica Pam Grier nell'omonimo film, ma Eddie fa anche il doppio gioco di informatore perché ha una pena in sospeso e cerca di comprarsi la grande giuria. Questi amici in pratica sono una manica di criminali che cercano di fregarsi l'un l'altro dove ognuno prova a guadagnare quel po' di profitto per tirare avanti, con mogli da tenere a bada e figli di cui occuparsi.<br />Il tutto viene raccontato attraverso il dialogo, cavallo di battaglia anche di Leonard Elmore da qui ripreso, dove non vi è il narratore tout court, quello al quale siamo solitamente abituati che spiega ambientazioni e immagini, ma vi è solo il narrato attraverso le varie conversazioni e solo parlando veniamo a conoscenza di ciò che sta accadendo, di dove ci troviamo e cosa accadrà. E' una scelta stilistica nuova (ricordiamo l'uscita nel 1972) che fa centro. Per questo genere letterario il puro dialogo regala alla storia un carattere molto realistico e vero, senza fronzoli o abbellimenti di alcun genere che fa molto storia-da-bassifondi. La scena la ricostruisce il lettore attraverso il racconto dei personaggi ed è un lavoro interessante e curioso. Assume importanza la parola, ossia il colloquio nella sua forma più vera, ricca di azione. Come un film. Insomma libro cult per gli amanti del genere, non troppo lungo che più che leggere si divora in poco tempo.<br /><br />5/5<br />
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<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-62265152069574058032013-11-21T16:52:00.001+01:002013-11-21T17:54:45.833+01:00Fuga di cervellidi <b>Paolo Ruffini</b><br />
con <b>Paolo Ruffini, Luca Peracino, Andrea Pisani, Guglielmo Scilla, Frank Matano, Olga Kent, Gaia Messerklinger, Giulia Ottonello, Niccolò Senni</b><br />
<b>Italia 2013</b><br />
<b><br /></b>
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<a href="http://mr.comingsoon.it/imgdb/locandine/big/49920.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://mr.comingsoon.it/imgdb/locandine/big/49920.jpg" width="280" /></a></div>
<b><br /></b>
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Il cinema demenziale non è cosa facile e rischia spesso di cadere nell’incompiuto e ridicolo non suscitando alcuna risata comica. Perché far ridere è molto più difficile che far emozionare o far piangere. Ed è quello che accade in <i>Fuga di cervelli</i>, film che punta al comico demenziale, riprendendo tematiche tipiche della commedia americana come l’ambientazione da college con studenti impacciati che ne combinano una peggio dell’altra, che si ritrovano in situazioni assurde che dovrebbero farci sbellicare dalle risate e invece non ci strappano neanche un mezzo sorriso.<br />
La storia è il classico già-visto perché tratta di un gruppo di amici tutti un po’ strani e ognuno a modo loro: c’è il cieco, quello sulla sedia a rotelle, lo stupido che non capisce mai nulla, il drogato ed Emilio, quello più ‘normale’ ma che vive un amore mai compiuto. L’allegra brigata insieme cercherà di aiutare Emilio con Nadia, ovviamente la più bella e intelligente della scuola, di cui lui è follemente e segretamente innamorato. Nadia si trasferisce ad Oxford dopo aver vinto una borsa di studio e i cinque decidono di seguirla fingendosi studenti di medicina e qui ne combineranno di tutti i colori.<br />
Molti i riferimenti alla commedia americana: da <i>American Pie</i>, a <i>Il Grande Lebowsky</i>, da <i>Animal House</i> a <i>Una notte da leoni</i>. Il film in realtà è il remake di una commedia spagnola <i>Fuga de cerebros</i>, che a sua volta cercava di imitare il genere più fortunato americano. Con tutti questi omaggi il film non ha una propria sostanza, ma si perde più di una volta, rimane sempre molto sul superficiale non realizzandosi e non divertendo mai, eccetto il momento di redenzione sul finire dove Emilio farà un po’ i conti della situazione e dirà ciò che necessario.<br />
Paolo Ruffini al suo primo film alla regia è il cieco che non accetta il proprio stato, ma non brilla mai così come il resto del cast. Frank Matano è dedito al non sense e non emerge mai relegato a qualche battutina anche di scarso divertimento.<br />
Insomma non si ride molto se non qualche volta e forse pure per disperazione. Il film è fermo su se stesso e fa continui giri senza decollare mai.<br />
Il tema è quello dell’amicizia di un gruppo di persone che altrimenti sarebbero sole, ma che in fondo finiscono per volersi un gran bene e della crescita, necessaria e dolorosa verso l’età adulta accettando i propri limiti fisici (nel caso di Alfredo accettando la propria cecità e Alonso il proprio handicap) e mentali. Sarebbe potuto essere qualcosa in più, avrebbe potuto dire molto di più, ma sarà l’ennesimo film italiano di scarso contenuto degli ultimi tempi.<br />
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Pubblicato su Cinema4stelleRossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-89788137052282182132013-11-13T12:44:00.000+01:002013-11-15T12:42:36.609+01:00Alla ricerca di Jane - Austenland<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
di <b>Jerusha Hess</b></div>
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con <b>Keri Russell, JJ Feild, Bret McKenzie, Jennifer Coolidge, Georgia King, James Callis, Jane Seymour</b></div>
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<b>Gran Bretagna, Usa 2013</b></div>
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<a href="http://mr.comingsoon.it/imgdb/foto/29204.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://mr.comingsoon.it/imgdb/foto/29204.jpg" width="270" /></a></div>
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E’ possibile confondere realtà e sogno? Verità e immaginazione? Sarà la nostra eroina in grado di svegliarsi dalla sua illusione di poter vivere come nell’epoca di Jane Austen? <br />
<b>Jane Hayes</b> è una single trent’enne ossessionata da Jane Austen (tanto da farne in casa una sorta di museo dedicato), da tutti i suoi libri (letti milioni di volte) e da Mr Darcy (chi non lo è mai stata neanche una volta nella propria vita?). Decide così di regalarsi, spendendo tutti i suoi risparmi, una vacanza in Austenland, una tenuta inglese dove si ricrea l’atmosfera vittoriana, le sue architetture, i suoi vestiti, le sale da ballo, le passeggiate e i colori. Grazie all’ausilio di alcuni attori vestiti con gli abiti dell’epoca si offre una Austen Experience con inclusa una storia d’amore in pieno stile austeriano. Così la nostra single trentenne decide di buttarsi in questa nuova avventura con la promessa di liberarsi, al suo ritorno, da questa ossessione. Incontrerà Mr Darcy? Riuscirà a trovare l’amore in un ambiente così finto e illusorio che ormai non esiste più? Capirà che quello che cerca in verità non esiste? O forse l’amore, quello vero e romantico, lo si può trovare nei modi più bizzarri?<br />
<b>Alla ricerca di Jane</b> è un film basato sul romanzo del 2007 di Sharron Hale, che vede come produttrice la mamma di <i>Twilight</i>, Stephenie Meyer e che ogni fan di Jane Austen che si rispetti non potrà di certo perdersi. E’ una commedia simpatica ed ironica sull’ossessione delle fans della scrittrice inglese di rivivere le storie d’amore delle eroine dei suoi libri. Zia Jane, grazie ai suoi intramontabili capolavori, ha fatto sognare numerose generazioni e spesso escono film o libri che ne sono tributo e celebrazione. Austenland è forse il meno riuscito degli ultimi anni rispetto a <i>Becoming Jane</i> o a <i>Il club di Jane Austen</i>. Tuttavia ne viene fuori una commedia divertente e romantica dai tratti colorati e grossolani. Keri Russell interpreta benissimo il ruolo della inguaribile romantica, ma la vera macchietta è Jennifer Coolidge, esplosiva ed espansiva, che si ritrova nella Austeland senza neanche sapere cosa sia <i>Orgoglio e Pregiudizio</i>. Jane Hayes è alla ricerca del suo<b> Mr Darcy</b>, di quei comportamenti, di quello stile, di quel romanticismo tutto ottocentesco e che non ritrova più negli uomini moderni. Riuscirà la nostra eroina nel suo scopo? <br />“Cosa differenzia una semplice ammiratrice di Jane Austen da una fan accanita?” questo recita l’inizio del film. La risposta la troveremo però solo alla fine.<br />
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2/5<br />
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<b>Pubblicato su</b>: <a href="http://www.cinema4stelle.it/alla_ricerca_di_jane_recensione.html">Cinema4stelle</a><br />
<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-90383360592978280022013-11-06T17:27:00.000+01:002013-11-06T17:27:37.823+01:00Something gooddi <b>Luca Barbareschi</b><br />con <b>Luca Barbareschi, Zhang Jingchu, Kenneth Tsang,Gary Lewis, Michael Wong.</b><br /><b>Italia, Cina 2013</b><br /><b> </b><br />
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<a href="http://images.movieplayer.it/2013/06/29/something-good-il-manifesto-internazionale-del-film-279593.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://images.movieplayer.it/2013/06/29/something-good-il-manifesto-internazionale-del-film-279593.jpg" width="282" /></a></div>
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In un piccolo villaggio dello Yunnan, in Cina, ad una giovane donna, Ximen, muore tra le braccia il suo unico figlio di quattro anni, Shitou, avvelenato da una bevanda adulterata. Inizia così una lunga battaglia legale contro l’azienda produttrice e apre ad Hong Kong un ristorante di sola cucina biologica. Nello stesso momento Matteo Mercury, trafficante italiano, tenta la scalata in una multinazionale con sede ad Hong Kong la quale dietro gli apparenti affari traffica cibo contraffatto nel mondo. Matteo è un uomo senza scrupoli che compra e vende cibo (e non solo) avariato, nonostante sappia cosa ciò provochi alla salute dei consumatori. L’incontro, per caso, con Ximen gli offrirà un momento di redenzione ed analisi. Nel frattempo verrà incastrato e accusato di alcuni omicidi dove necessario sarà l’aiuto di Ximen.</div>
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<b>Luca Barbareschi</b> firma il suo terzo film alla regia, dove è anche attore protagonista e produttore recitando in inglese e ambientando tutta la vicenda nella capitale cinese, della quale riprende anche in parte lo stile cinematografico. Liberamente ispirato al libro <i>Mi fido di te</i> di Francesco Abate e Massimo Carlotto (Einaudi editore), <b>Something Good</b> è insieme una spy/thriller story condita da una romantica storia d’amore. Non vi è sbavatura in questo film, tutto è perfettamente equilibrato, dove la denuncia al traffico di cibo avariato è forte ed imponente. Il tema trattato è drammaticamente attuale e Barbareschi è riuscito ad inserirlo all’interno di un film di ampio respiro. Non parla attraverso un documentario, ma tramite una storia che va ad intrecciare molte vite e tirando fuori un buon thriller con una trama che cattura l’attenzione del pubblico il quale recepisce il messaggio di denuncia attraverso vicende umane. Morte, inganno, corruzione si nascondono dietro Matteo ma dietro tante multinazionali di uomini arrivisti e dediti solo al dio denaro, ma successivamente anche amore e dunque redenzione. L’amore come fulcro di una riflessione, come miglioramento del proprio io, come analisi intima e superamento delle proprie barriere. Perché dall’altra parte Ximen rappresenta il buono, il naturale e genuino, colei che ama senza limiti. Unica pecca è l’immagine di un film freddo che va dritto al punto senza romanzare troppo nonostante l’intreccio amoroso, vissuto anche in modo immediato e troppo intenso per risultare credibile. Crudo, cupo, tuttavia mira alla denuncia e quella giunge, grazie anche al supporto di alcune immagini (come la carne piena di antibiotici), vigorosa. Un buon prodotto dunque che poteva diventare qualcosa di più, ma che si ferma purtroppo ad un livello superficiale di accusa e liberazione.<br /><br />3/5 (senza infamia e senza lode)<br /></div>
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-39527167641978613892013-10-22T14:28:00.000+02:002013-10-22T22:38:45.898+02:00Breaking Bad 1° e 2° stagione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8ikovsSNJpuotg0aGp7hWM6KdJwHNJ-9Il0YoKMlkFXJJYxl5k5N1aVDJmhrGMDjLSsBTZd8owvypCxs1HB65Ysb1KniA7L84SBWYbkUl77XkY8DoEqVJ2wEjI6I7afoMJe9Dn9S-3Iw/s1600/Breaking-Bad_514-e.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8ikovsSNJpuotg0aGp7hWM6KdJwHNJ-9Il0YoKMlkFXJJYxl5k5N1aVDJmhrGMDjLSsBTZd8owvypCxs1HB65Ysb1KniA7L84SBWYbkUl77XkY8DoEqVJ2wEjI6I7afoMJe9Dn9S-3Iw/s640/Breaking-Bad_514-e.jpg" width="640" /></a></div>
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Arrivo con enorme ritardo, ma presa più che mai per quella che è per me la serie tv rivelazione di quest'anno. Era da un po' nella mia (luuuuunga) lista di <u>serietv da guardare assolutamente</u> e non mi sono sbagliata. Avevo letto in giro un gran bene, ma dopo le eccitazioni varie dell'ultimo episodio della quinta stagione (di cui non so nulla e voglio rimanere nell'oscurità) mi sono decisa. In meno di 15 giorni ho visto le prime due e non posso aspettare ancora per le altre.<br />
Una serie tv assolutamente geniale, perfetta e credo che il meglio debba ancora venire.<br />
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La prima stagione è stata rivelativa, di spiegazioni e puntando su solo 8 episodi ha presentato situazioni e personaggi: Walter White aka Heisenberg ha un cancro e pochi mesi di vita dinanzi a sé. Ha una moglie Skyler (vi prego, ditemi che il suo personaggio avrà una evoluzione perché è di un palloso cosmico) incinta della secondogenita e un figlio con problemi motori che lo obbligano all'uso delle stampelle. Walter è un modesto professore di chimica in un liceo locale, ma in realtà possiede capacità e qualità per fare qualsiasi altro lavoro più retribuito e sofisticato (in America i professori sono laureati di serie b, in Italia se vuoi insegnare meglio se ti ammazzi - scusate lo sfogo/frustrazione personale).<br />
Dinanzi a questa situazione, dunque, cosa fare? Se sai che a breve morirai e la tua famiglia si troverà in un sacco di problemi economici in più devi pagarti le cure, in più sei un genio in chimica e che potresti fare un mucchio di soldi?? Che fai?? Ovvio, ti metti a 'cucinare' metanfetamine con un tuo ex studente, ora professionista (?) spacciatore. Ma non droghette di bassa lega, qui si parla di metanfetamine di elevata purezza. Da qui una serie di problemi più o meno grandi e tante bugie per coprire questa doppia vita.<br />
La seconda stagione è un po' più di stallo, non accade nulla di sconvolgente, ma sembra proprio di preparazione alle successive che si prospettano micidiali.<br />
Quello che sta venendo fuori è il passaggio di Walter a un lato oscuro, più cinico e cattivo, di un uomo ordinario che ha sempre vissuto una vita tranquilla, non facendo mai nulla sopra le righe che messo alle strette tira fuori il lato più nero di se stesso. Il tema del doppio, ancora solo accennato, è sempre stato di grande fascino e potrebbe svilupparsi molto bene perché gli elementi ci sono tutti. La domanda che mi pongo è se Walter a prescindere dalla malattia sarebbe prima o poi esploso. In questo caso ha un espediente, sta per morire e non ha nulla da perdere, ma ora che a fine seconda stagione pare stia guarendo, continuerà nel suo progetto? E se lo farà non vuol dire che in fondo quello che fa per lui è diventato un piacere? Quanto realmente questo lato di Walter era così oscuro e nascosto? Vedremo...</div>
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1° stagione: ****<br />
2° stagione: ***</div>
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<a href="http://www.kataweb.it/tvzap/wp-content/gallery/news-serie-tv-15072013/008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="266" src="http://www.kataweb.it/tvzap/wp-content/gallery/news-serie-tv-15072013/008.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="http://1.bp.blogspot.com/_OpzmSJACqhg/TUGMdsfzLRI/AAAAAAAAB6o/QjwROE1Low8/s1600/breaking-bad-wallpaper-5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="326" src="http://1.bp.blogspot.com/_OpzmSJACqhg/TUGMdsfzLRI/AAAAAAAAB6o/QjwROE1Low8/s400/breaking-bad-wallpaper-5.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="http://ilmucchio.it/assets/imagenes.4ever.eu-breaking-bad-161916.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="http://ilmucchio.it/assets/imagenes.4ever.eu-breaking-bad-161916.jpg" width="400" /></a></div>
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-71732729174270889632013-09-20T16:13:00.000+02:002013-09-20T16:19:09.511+02:00Child of God (Figlio di Dio)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://ilsociopatico.files.wordpress.com/2010/10/cormac_mccarthy-figliodidio.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://ilsociopatico.files.wordpress.com/2010/10/cormac_mccarthy-figliodidio.jpeg" width="262" /></a></div>
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Con l'arrivo nelle sale del film <i>Child of God</i> con alla regia James Franco ripreso dal libro del tanto amato <b>Cormac McCarthy</b> (Einaudi Editore), ho deciso di cimentarmi nella lettura prima della visione filmica.</div>
Da queste parti McCarthy è un autore molto apprezzato e seguito. Scoperto grazie a <i>The</i> <i>Road</i>, ho proseguito con <a href="http://lelucidellasera.blogspot.it/2011/04/non-e-un-paese-per-vecchi.html">Non è un paese per vecchi</a>, ma è con <i>Cavalli</i> <i>selvaggi</i> che ho definitivamente e indissolubilmente capito che quest'autore è uno di quelli che porterò per sempre nella mia vita. <br />
Ho letto da qualche parte che <i>Figlio di Dio</i> è ritenuto un libro minore nella bibliografia di McCarthy. Non credo proprio che sia così. Forse questo è il libro più duro, dall'impatto molto forte, privo di smancerie e sbavature. Difficilmente permeabile e di certo enigmatico. Come alle volte è la vita.<br />
Cormac è il narratore, voce descrittiva e lontana, lungi dal fare teorie o dall'esprimere giudizi. Non accusa né giudica. Narra, nel suo perfetto modo di raccontare. Descrive di Lester Ballard che vive in una piccola comunità nella Contea di Servier, Tennessee. Ballard è un povero diavolo, un animale randagio che vive di espedienti, rubando e uccidendo senza un apparente e razionale motivo. Ballard è un derelitto, inutile e negativo, ma Ballard è comunque un Figlio di Dio, come sin dalle prime pagine l'autore tiene a precisare:<br />
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<span style="font-weight: normal;"><i>"Sulla porta del granaio, un uomo guarda tutto ciò scaturire da un mattino bucolico e per il resto completamente muto. È piccolo, sporco, con la barba lunga. Si muove con impacciata ferocia tra la paglia secca, in mezzo alla polvere e alle strisce di luce. Sangue di sassoni e celti nelle sue vene. Nient'altro che un figlio di Dio come voi, forse".</i></span></div>
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E' un parassita umano che sopravvive senza alcun aiuto, denigrato, allontanato ed emarginato. Girovaga tra i boschi, uccide e stupra i corpi delle donne esanime, sussurrandole parole che a nessuno è dato sapere. Vive come un animale, trascorre un intero e gelido inverno in una grotta, mangia ciò che trova, dorme su un materasso zuppo di neve. Pazzo e violento non conosce altro modo di vivere che questo, non sa amare se non praticando necrofilia. Nella sua follia, egli si prende anche cura delle sue vittime, in un modo infantile come se fossero giocattoli, curandole e a modo suo amandole. Tuttavia, nonostante il disgusto e la ripugnanza che si prova, occorre ricordare che è un figlio di Dio, come tutti. In fondo che differenza c'è tra lui e un padre che violenta le figlie o tra lui e i Cappucci Bianchi e i Bluebills (gruppi sanguinari che avevano colpito con la loro violenza quelle zone)? McCarthy non a caso descrive di altre vite che si dedicano, consapevolmente o no, al male. Lo fa per umanizzare Ballard, che altrimenti resterebbe solo un pazzo e freddo omicida. Al lettore non resta che farsi la propria idea.</div>
Una scrittura asciutta, senza fronzoli o dispersioni, una perfetta analisi dell'animo umano, delle sue sfumature e dei suoi capricci oltre che le sempre suggestive descrizioni dei paesaggi intorno, quelle alle quali il buon vecchio McCarthy ha abituato ormai tutti i suoi lettori.<br />
E' un libro profondo, con una prosa talmente raffinata che diviene imponente, un testo che rimane dentro e ti scava anche un po'. Forte e crudo, amaro e vero.<br />
Alla fine te lo immagini Ballard che corre nei boschi indossando i vestiti da donna delle sue vittime, il rossetto rosso sulle labbra, il fucile in spalla, lui così smunto e cattivo. E quegli occhi rossi come il Diavolo.<br />
Ballard è il Male, ma che cos'è poi il Bene?<br />
<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-23032609923522760042013-09-13T17:31:00.002+02:002013-09-13T17:31:43.397+02:00Orange is the New Blackideatore <b>Jenji</b> <b>Kohan</b><br />con<b> Taylor Schilling, Laura Prepon, Michael Harney, Michelle Hurst, Kate Mulgrew,Jason Biggs</b><br />
<span style="text-align: center;"><b>Usa 2013</b></span><br />
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<a href="http://i1.ytimg.com/vi/nryWkAaWjKg/maxresdefault.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="http://i1.ytimg.com/vi/nryWkAaWjKg/maxresdefault.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />Ho ormai assodato l'idea che amo leggere libri circa criminali, tossici, ladri, pazzoidi che puntualmente marciscono in putride galere, che si danno alla fuga o che muoiono in modo disperato. Legato a questo filone ho capito che amo molto le serie tv (o film) che hanno come 'location' le galere (vedi anche Prison Break, Oz, e i vari film che circolano sull'argomento).<br />Quindi è ovvio che una serie tv che avesse come sinossi la storia di una donna che finisce in galere a scontare una pena fosse per me già motivo di entusiasmo. Ma <b>Orange is the New Black</b> si è rivelato qualcosa di molto più interessante. </div>
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<br />Ideato da Jenji Kohn (la stessa ideatrice di Weeds) Orange is the New Black è l'adattamento di un romanzo autobiografico di Piper Kerman <i>Orange is The New Black: My Year in a</i> <i>Women's Prison</i>.<br />La serie narra di Piper Chapman, una donna newyorchese bianca borghese prossima alle nozze con Larry che deve scontare 15 mesi al Lichfield, un carcere federale femminile, perché ha aiutato a trasportare del denaro derivante da traffici di droga per Alex Vause, sua ex fidanzata e anche lei ospite della stessa galera. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://cdn.pastemagazine.com/www/blogs/lists/2013/08/01/orange-is-the-new-black.jpg?1375357177" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://cdn.pastemagazine.com/www/blogs/lists/2013/08/01/orange-is-the-new-black.jpg?1375357177" /></a></div>
<br />Piper (Taylor Schilling) si presenta come un personaggio pulito e sincero, un po' vittima degli eventi col suo sguardo da coniglietto impaurito e sofferente verso una situazione più grande di lei. Ma Piper non è solo questo e lo si capisce subito dati i suoi trascorsi da aiuto-trafficante lesbica di droga. Alex viene percepita come la cattiva, ma se non fosse poi del tutto così? Nel carcere si susseguono le storie di tante donne le cui vicende vengono tratteggiate da vari flashback mai troppo lunghi o confusionari che ci danno informazioni sul passato e sul come siano finite in carcere. <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://nowhitenoise.com/wp-content/uploads/2013/07/orange-is-the-new-black.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="182" src="http://nowhitenoise.com/wp-content/uploads/2013/07/orange-is-the-new-black.jpg" width="320" /></a></div>
<br />C'è Red, russa, che gestisce la cucina ed è una sorta di 'mamma-sentinella'; c'è Dasha che si innamora di una guardia, Bennett; c'è Nicky, ex tossica, lesbica dichiarata e che ha varie storie sessuali con altre ragazze; c'è Morello che è tutta presa dall'organizzare un matrimonio col suo fidanzato ma visto. Poi c'è Crazy Eyes, che vuole Piper come sua moglie e così via verso storie particolari, la maggior parte tristi.<br />Ci sono il gruppo delle latine, quello delle Afro, quello delle bianche, tutte però donne che per un motivo o l'altro si ritrovano lì, dove forse è il miglior posto dove stare. Dove ci si da da fare, ci si ritrova con se stessi e ci si riscopre persone. Dove puoi veramente capire chi sei, vero Chapman?<br />Una comedy drama perché non vi è mai vero dramma, nonostante alcuni vissuti lo siano, ma il tutto è tracciato con ironia e sagacità. Una serie tutta al femminile, dove la peggior figura la fanno gli uomini, come Mendez 'Pornstache', lurida e insopportabile guardia che approfitta della sua posizione, ma il peggior dei peggiori sarà Healey, che cambierà faccia verso metà stagione con la sua guerra alle lesbiche. Larry è Jason Biggs che, ahimè per lui, interpreta sempre il cazzone di America Pie quindi nulla da aggiungere a un personaggio che già conosciamo.<br />Sesso, violenza, omofobia, paura, droga sono tutti temi che si fronteggiano e si analizzano. Dove ogni donna è vittima ma anche carnefice di condizioni umane che l'hanno portata a essere lì. Nulla da recriminare, solo riflettere e capire il perché. Dove ogni tanto si vede una luce, forse di speranza, ma mai con troppa illusione.<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.nerdist.com/wp-content/uploads/2013/08/Suzanne_lesbian_denied.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="180" src="http://www.nerdist.com/wp-content/uploads/2013/08/Suzanne_lesbian_denied.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Insomma una serie variopinta e totalmente libera nel linguaggio e in alcune scene un po' spinte (non tantissimo dai) che ha di certo alcuni difetti ma che nelle tematiche e nei dialoghi (quelli delle afro sono i più caratteristici di tutti) non sembra affatto male. Molti temi sono già visti, qualcuno potrebbe dire. Vero, ma utilizzare certe idee e inserirle in un contesto femminile carcerario dove passa di tutto mi sembra una novità per niente male!<br /><br />*****</div>
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<a href="http://media2.giphy.com/media/DMnPHsWSyAbte/giphy.gif" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="174" src="http://media2.giphy.com/media/DMnPHsWSyAbte/giphy.gif" width="320" /></a></div>
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Molto bella anche la colonna sonora in generale che passa da Nancy Cassidy, i Keane, i Supergrass.<br />Merita tanto anche la intro song:</div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/K9QpzanQRbs?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-39138163771218969982013-09-03T18:06:00.001+02:002014-06-19T10:57:58.391+02:00Little Boy Blue<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.einaudi.it/media/img/978880620655GRA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.einaudi.it/media/img/978880620655GRA.jpg" height="320" width="206" /></a></div>
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Di questa estate porterò con me la bella sensazione della lettura di un gran libro letto con voracità ma con la giusta lentezza per apprezzarne stile e storia. Parlo di <b>Little Boy Blue</b> del buon vecchio caro fantastico bastardo (ecc.) <b>Edward</b> <b>Bunker</b>, divenuto ormai da tempo uno dei miei scrittori preferiti. Un libro pieno, intenso, perfetto. Non è una novità, penso, visto che nessun libro scritto da Eddie può considerarsi un 'esercizio di scrittura' o un libro inferiore rispetto ad un altro, ma tutti i suoi romanzi sono opere complete, intense e da leggere. Tutti i suoi libri sono letteratura pura.<br />
Anche per Little Boy Blue ci troviamo dinanzi ad un romanzo crime, noir ma non solo. Bunker appartiene a più generi, creandone uno suo personalissimo e unico. La storia c'è, rapisce il lettore, lo catapulta nelle strade californiane tra inseguimenti, fughe, riflessioni, paranoie, paure e coraggio. Stavolta però dinanzi ai nostri occhi c'è un bambino, fin troppo piccolo, fin troppo scaltro. E se dapprima puoi provare un senso di tenerezza per la giovinezza strappata via e per un destino contrario e malsano, presto capirai che sei tu quello fesso, che non hai capito nulla, che Alex Hammond è un fottuto figlio di puttana che sa e vuole quello che fa. Lui ama il rischio, la sfida, non ha paura dei vari istituti in cui minacciano di rinchiuderlo. Se necessario, Alex uccide anche un uomo. All'inizio pensi che siano casi fortuiti e sfortune che girano a fargli andare tutto storto, ma in realtà Alex ha qualcosa dentro che gli fa compiere ciò che fa. E non servono psicologi e sentimentalisti per capire che Alex, a causa di mancanza di educazione e di una famiglia si trova così, senza nulla, senza casa, ma è anche un modo di essere, un nascere con qualcosa che dentro brucia. Forse Alex aveva solo bisogno di amare e di sentirsi amato. Deve lottare, fare a pugni col mondo solo per ritagliarsi un briciolo di tranquillità, magari guardando un tramonto, o una ragazza e allora ne sarà valsa la pensa scappare per ritrovarsi qui, ora, in un cinema di terza categoria.<br />
Bunker è un fuoriclasse, usa la parola come un giocoliere un birillo, scrive con le unghie, raffinato e aggressivo, asciutto e introspettivo. E' un grande scrittore, ma soprattutto è un intenso conoscitore dell'animo umano, di quella parte più oscura di ognuno di noi.<br />
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5/5<br />
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<span style="background-color: white; color: #37404e; line-height: 17.99715805053711px;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><i>Ciò nonostante, decise di scappare. Una fuga avrebbe anche significato la ricerca di qualcosa. Qualunque fosse questo 'qualcosa', non l'avrebbe mai trovato, se fosse rimasto chiuso dentro quelle mura. Fuori di lí, ogni nuovo giorno gli avrebbe offerto una nuova sfida e una nuova avventura. Tutto poteva succedere. Che andassero tutti a farsi fottere, se pensavano che si dava alla fuga semplicemente perché aveva paura.</i></span></span><br />
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<i style="background-color: white; color: #37404e; font-family: Times, 'Times New Roman', serif; line-height: 17.99715805053711px;">Per Alex questa fu una rivelazione: non soltanto il fatto che Rogna avesse mentito, perché la menzogna è comune come la verità, in ogni circostanza. Alex ebbe la rivelazione che le persone, senza riflettere, si espongono con una parola, un gesto, un atteggiamento, un comportamento, e che gli angoli più nascosti dell'intimo di ciascuno si aprono involontariamente se si preme il bottone giusto. Non era una menzogna, nel senso proprio del termine; ma la visione che le persone avevano di se stessi, o delle cose, era talvolta più piacevole che vera, o sincera.<br /></i>Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-34642112558811536602013-07-05T19:30:00.000+02:002013-07-05T19:31:16.378+02:00Facciamola finitadi <b>Evan Goldberg, Seth Rogen</b><br />
con <b>James Franco, Jonah Hill, Seth Rogen, Emma Watson, Paul Rudd, Jason Segel, David Krumholtz, Michael Cera</b><br />
<b>Usa </b><b>2013</b><br />
<b>Uscita: 18 luglio 2013</b><br />
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<a href="http://www.everyeye.it/public/covers/14062013/facciamola-finita_cover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://www.everyeye.it/public/covers/14062013/facciamola-finita_cover.jpg" width="278" /></a></div>
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Nato da un cortometraggio scritto da Evan Goldberg e Seth Roger, a distanza di sette anni, <b>Facciamola Finita </b>diviene un scoppiettante lungometraggio diretto sempre dagli stessi autori.<br />
L’idea principale che percorre tutto il film è quella di ridicolizzare e mettere a nudo le celebrità hollywoodiane che interpretando se stessi e con una eccessiva caricatura mostrano la superficialità delle star americane.<br />
Due amici, Seth Roger e Jay Baruchel, si recano alla mega festa che James Franco ha organizzato per inaugurare la sua fantastica villa. Durante il party scorgeremo molte personalità del panorama americano come Michael Cera, Emma Watson, Jason Segel, Rihanna, ecc. Tutti dediti a divertirsi tra fiumi di alcool e droghe di ogni specie. Durante la serata però qualcosa di molto strana accade e ciò che dapprima sembrava un semplice terremoto, si trasformerà in una sorta di invasione aliena, con luci blu cadenti dal cielo, fuoco e fiamme. Tutto ciò però non sarà altro che l’Apocalisse e i nostri attori si ritroveranno bloccati in casa di Franco mentre Los Angeles verrà letteralmente devastata e dovranno rivalutare il concetto di amicizia passando da una sorta di redenzione mistica.<br />
Ilare, sarcastico e paradossale, <b>Facciamola finita</b> (perché non lasciare il titolo originale?) è un film demenziale ed esagerato. I protagonisti interpretando se stessi, in fondo muovono una critica a tutto il sistema hollywoodiano, spesso superficiale e baldanzoso. La loro caricatura (poi mica tanto) è di uomini stupidotti, superficiali e ignoranti. Bevono, fumano, dicono inutilità e non fanno altro che fare festa. Non appena si presentano delle difficoltà verrà fuori tutto il loro spirito di celebrità viziate ed incapaci di trovare soluzioni, convinti che “le persone famose sono le prime ad essere salvate”.<br />
Il film all’inizio fatica a carburare a causa di scene noiose con dialoghi lunghi e senza senso, forse anche a causa del doppiaggio e della traduzione che perde dietro di sé sempre qualcosa, ma non appena si entra nel vivo della vicenda, parte il divertimento e la parodia più matta che c’è. Il punto di forza in tutta questa confusione è l’assoluta demenzialità allucinogena e paradossale. Con frasi scurrili e gesti volgari il film celebra famose pellicole horror come L’esorcista o Rosemary’s Baby. James Franco è totalmente credibile e simpatico con la sua totale leggerezza e frivolezza. I momenti di tensione sono sempre accompagnati da battute e l’horror si perde nel folle giro della pellicola che si trasformerà in una storia quasi onirica e pazzesca.<br />
Assoltamente imperdibile, originale ed esagerato per un finale cult.<br />
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****Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-41883987436369098552013-05-23T18:51:00.003+02:002013-07-05T19:30:52.968+02:00Only God forgives- Solo Dio perdonadi <b>Nicolas Winding Refn</b><br />
con <b>Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas, Vithaya Pansringarm, Gordon Brown, Tom Burke, Sahajak Boonthanakit<br />Danimarca, Francia 2013</b><br />
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<a href="http://data.kataweb.it/kpm2cinx/field/image/tcimage/429638" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://data.kataweb.it/kpm2cinx/field/image/tcimage/429638" width="293" /></a></div>
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Dopo l’ottimo <i>Drive</i>, <b>Refn</b> ritorna con un dramma amletico che seppur ha qualche nota in comune con Drive (le inquadrature, la lentezza e le musiche) si differenzia per la storia e per il modo stesso di raccontare.<br />
Bangkok. Julian gestisce un club di pugilato, in realtà copertura per il traffico di droga. Quando il fratello maggiore Billy violenta ed uccide una prostituta verrà chiamato un poliziotto che ha una personale visione della giustizia. Un angelo della Vendetta che si chiama Chang. Farà uccidere Billy ed inizierà così un vortice di sangue tra la madre di Billy, Crystal, una eccezionale <b>Kristin Scott Thomas</b>, che ha come unico obiettivo quello di vendicare il figlio maggiore nonostante il suo delitto, il poliziotto e Julien. <b>Refn</b> gira questo film in Thailandia ripercorrendo i temi asiatici del combattimento. Qui sangue, violenza, tortura, vendetta si consumano in un crescendo dai ritmi forti, ma sempre molto intimo e personale. Non è semplicemente la violenza esteriore quella descritta, ossia morti ammazzati, corpi torturati e sangue, ma quella interiore, quella che ti rimane più radicata. Quella di Julian, che vive un rapporto conflittuale con la madre, una donna matrona, volgare, primo membro della sua famiglia criminale che mette in competizione i due fratelli. Un complesso edipico, ancora da sciogliere che Julien vive nella sua mente, nel suo cuore senza mai proferire una parola ma accettando i limiti di un rapporto malato. Julian, taciturno, trasmette conflittualità, una rabbia implosa, verso una madre che non ha alcuno slancio, disgraziata e bloccata nella sua banalità, ma dentro Julian urla. I suoi pugni serrati, le sue mani che si sporcano di sangue, il non riuscire a stare con una donna, la voglia di ritornare nel ventre materno per ripartire da zero, fino alla scena finale, simbolicamente perfetta.<br />
Chang, angelo della Morte e della Vendetta, rappresenta Dio, colui che può decidere sulla vita e sulla morte degli uomini, colui che vendica una prostituta perché è così che deve andare. Lui, esperto torturatore e ottimo combattente, non ha paura, affronta i peccatori e si macchia egli stesso di delitti perché è necessario. Solo Dio perdona, perché gli uomini non riescono a farlo.<br />
Un film complesso, a tratti forse anche confuso, che fa giri strani, allontanandosi talvolta dal significato, ma che lo sottintende e lo ritrovi in una scena, un simbolo. Non è una storia raccontata, ma è una storia immaginata, vista per sequenze, contorta, ma efficace.<br />
Le inquadrature sono degne di <b>Refn</b>: compiute per ricostruire i drammi interiori, claustrofobiche in ogni momento, esteticamente potenti dove il colore predominante è il rosso, fiammeggiante, opaco come il fuoco, come il sangue, il rosso della rabbia, della paura e della vendetta. Dedicato in chiusura a Jodorowsky, sembra più una spiegazione che una dedica, per le immagini surrealiste, introspettive e visionarie che Refn ci regala per raccontare le tragedie dell’anima.<br />
Insomma un film da rivedere, da riconsiderare per la sua forza simbolica e poco narrativa, ma dirompente come solo la violenza riesce a fare.<br />
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<a href="https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRcNAtaQ_yjH4eBVSVKgBBRX34-LsNFFvGbOlP80tebVl3vmgE-" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://encrypted-tbn2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRcNAtaQ_yjH4eBVSVKgBBRX34-LsNFFvGbOlP80tebVl3vmgE-" width="268" /></a></div>
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<a href="http://sunsetintherearview.com/wp-content/uploads/2013/04/Song-from-Only-God-Forgives-Trailer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://sunsetintherearview.com/wp-content/uploads/2013/04/Song-from-Only-God-Forgives-Trailer.jpg" width="320" /></a></div>
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Pubblicato su: <a href="http://www.cinema4stelle.it/solo_dio_perdona_recensione.html">Cinema4stelle</a></div>
<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-29955516317601978332013-05-14T13:54:00.000+02:002013-05-14T13:54:41.471+02:00Amaro amoredi <b>Francesco Henderson Pepe</b><br />
con<b> Ángela Molina, Yorgo Voyagis, Malik Zidi, Lavinia Longhi, Francesco Casisa, Aylin Prandi, Piero Nicosia, Maylin Aguirre</b><br />
<b>Italia </b><br />
<b>2010 (uscita 2013)</b><br />
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<a href="http://www.cineclandestino.it/upload/images/media/2013/amaro-amore-poster.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="http://www.cineclandestino.it/upload/images/media/2013/amaro-amore-poster.jpg" width="313" /></a></div>
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André e Camille, fratello e sorella sono due giovani francesi che decidono di trascorrere le loro vacanze estive a Salina, magnifica isola delle Eolie, dove la loro madre precedentemente aveva vissuto. Durante il loro soggiorno conoscono Santino, altro ragazzo del posto che vive e lavora di ciò che l’isola riesce ad offrire. Tra i tre inizia un rapporto particolare e profondo che li porterà a nuove scoperte interiori, ad analisi personali e intime. <br />
Protagonista di quest’opera prima di <b>Francesco Henderson Pepe</b>, è senza dubbio Salina, sua terra adottiva e immagine dell’anima dei protagonisti. Salina, coi suoi racconti, le sue leggende, i suoi fantasmi e le dicerie che caratterizzano i luoghi piccoli e legati alle tradizioni. Santino è il tipico abitante del suo posto e ne vive tutte le sfaccettature: maschilista, chiuso, legato al padre morto e ne ricrea l’immagine impedendo alla madre di rifarsi una vita. Non accetta l’altro, il diverso perché in fondo non accetta se stesso. L’incontro però con i due giovani ragazzi francesi significa l’urto con un modo nuovo di vedere le cose, con un’apertura mentale, fisica e morale che non gli appartengono, mettendo a nudo la sua interiorità e con conseguenze non solo su sé, ma sull’isola stessa. Dunque un viaggio interiore di scoperta dei tre ragazzi, così diversi tra di loro, che li farà approdare al mondo degli adulti non senza lasciare cicatrici.<br />
<i>Amaro amore</i> è un film sull’amore, verso se stessi, verso la propria terra, verso gli altri. Ma è un amore dai tratti amari e acidi perché spesso i sentimenti non sono così puri. E’ però un film che per quanto pone chiare le proprie tematiche, non riesce a scavare dentro i personaggi con vere analisi psicologiche. Sembra fermarsi in superficie senza andare oltre, ma rimanendo ad un livello esterno senza riuscire a conquistare lo spettatore che per certi momenti neanche capisce alcune pretese. Per esempio si manterrà il mistero su un segreto fino agli ultimi minuti del film quando lo spettatore è quasi stanco di non vederci chiaro e ormai ha intuito da sé, sfinito, il senso del mistero. E’ un film che non scavando all’interno non arriva da nessuna parte anche perché si gioca tutto sul terreno del ‘non-detto’. Non basta però l’intuizione, i dialoghi sono scevri di profondità e i personaggi poco intensi. Bellissime sicuramente le immagini paesaggistiche dell’isola, dove mare, terra e cielo si incontrano in un punto meraviglioso, ma non basta.<br />
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1,5/5Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-21696077004235637672013-05-09T15:08:00.002+02:002013-05-09T15:09:45.962+02:00Anna Kareninadi <b>Joe Wright</b><br />
con <b>Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Kelly Macdonald, Matthew Macfadyen</b><br />
<b>Gran Bretagna 2012</b><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigLno23DbDjkkTeorraMQhB6OoNhBPYtQGw8HOTUz2Uk7Rh12ilVlSXTDBI8MipIQwx9PpIi6m8RjZur-jpNgl0JotszSVvkKKsZcfyMuKdRDXrFI7HqD58u9lz095Iy6MxCyePpAu4s2j/s1600/anna-karenina-movie-poster1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigLno23DbDjkkTeorraMQhB6OoNhBPYtQGw8HOTUz2Uk7Rh12ilVlSXTDBI8MipIQwx9PpIi6m8RjZur-jpNgl0JotszSVvkKKsZcfyMuKdRDXrFI7HqD58u9lz095Iy6MxCyePpAu4s2j/s400/anna-karenina-movie-poster1.jpg" width="270" /></a></div>
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Inizio premettendo di non aver letto questo libro di Lev Tolstoj (anche se fa parte di una lista che sospetto non basterà mai questa vita per finirla), ma credo che un po' tutti conosciamo, anche per 'sentito dire', la storia di Anna Karenina. Per chi invece non la conoscesse credo che i film servano anche ad insegnare e a far conoscere qualcosa che per tempo, pigrizia o gusti diversi non conosciamo. Soprattutto quando si parla di classici mondiali. E Tolstoj fa parte di questa cerchia per me ristretta e particolarissima.<br />
<b>Joe Wright</b> è riuscito a mettere in scena un libro per nulla semplice, sia per questione di tempo perché trasporre in pellicola un libro di 1200 pagine non è cosa facile, sia per i turbamenti interiori di Anna, donna difficile e complessa, la cui interiorità è difficile da trasmettere. In più vi è tutto un mondo, quello russo dell'Ottocento, controverso, particolare intorno al quale ruotano vari personaggi e varie psicologie.<br />
Ciò che amo degli autori russi è proprio questo: tutta la mole interiore, sociologica, sociale, religiosa, umana che riescono a intrecciare con vicende personali e apparentemente semplici.<br />
Wright, secondo me, ha fatto di più: consapevole della difficoltà strutturale del classico in oggetto, ha deciso di mettere in bella vista le problematiche alle quali andava incontro e ne ha fatto la sua forza. Tutta la teatralità inscenata come se stessimo assistendo ad uno spettacolo in teatro è brillante, così come gli espedienti utilizzati per cambiare ogni volta scena e per mettere in evidenza il tempo che trascorreva. Il modo spazio temporale in cui si muovono i personaggi, i loro gesti, la loro eleganza sono impeccabili. La forma è espressa alla sua massima potenza, una forma che intrecciandosi con la sostanza (che sembra esserne penalizzata, ma che invece esplode più vigorosa che mai) fa venire fuori tutti gli affanni di un cuore infelice e buio, di una donna che sceglie, libera e sola in una società che la condanna. E tutti i suoi stati d'animo, ma non solo i suoi, sono messi in scena attraverso gli oggetti, i colori e i suoni, non solo spiegati da Anna/Keira. Sono rimasta completamente catturata e strabiliata da così tanta consapevolezza cinematoriale del regista. Un film di classe, girato con gusto, spettacolare e paralizzante soprattutto per la sua sfera estetica.<br />
Mi duole dirlo, ma una nota stonata però l'ho percepita per tutta la durata del film: <b>Keira Knightley</b>. Non so, sembrava di vederla ancora in<i> A dangerous Method</i> o semplicemente non posso ancora riprendermi dalla sua interpretazione nel film di Cronenberg, non me ne vogliate. Cioè sicuramente impeccabile e bellissima, ma qualcosa non me l'ha fatta amare completamente, a differenza di un <b>Jude Law</b> nuovo in un ruolo glaciale e vigoroso. Sarà quel modo di fare la disperata con la mascella serrata, ma in quelle scene non l'ho trovata particolarmente intensa come volevo. Ma è solo una piccola annotazione alla fine superabile nel suo complesso. Nota di grande merito invece a <b>Dario Marianelli</b>, apprezzato compositore italiano e perfetto nelle musiche che accompagnano mirabilmente lo scorrere delle vicende narrate.<br />
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****Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-45204274255677251192013-05-08T16:30:00.001+02:002013-05-08T16:33:33.214+02:0020 anni di menodi <b>David Moreau</b><br />
con <b>Virginie Efira, Pierre Niney, Giles Cohen, Amélie Glenn, Charles Berling</b><br />
<b>Francia, 2013</b><br />
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<a href="http://www.primissima.it/images/sized/images/film_covers/poster_20_anni_1-596x852.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://www.primissima.it/images/sized/images/film_covers/poster_20_anni_1-596x852.jpg" width="280" /></a></div>
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Prendete una normale commedia americana, di quelle romantiche e leggere con il suo inizio, svolgimento con annesso malinteso, soluzione del dilemma e fine, impegnateci due attori francesi belli e promettenti (soprattutto lui con i suoi occhioni da cerbiatto), fate ambientare la dolce storia a Parigi, città perfetta per certe storie romantiche e voilà: eccovi ‘20 anni di meno’.<br />
<b>David Moreau</b> per il suo primo film decide di dedicarsi ad una commedia divertente e fresca che ha però tutti i temi del già visto. Alice, quarantenne in carriera, separata e con una figlia, donna rigida e poco incline al divertimento incontra Balthazar, ventenne studente di architettura bello, impacciato e tenero, in un volo che dal Brasile li porta a Parigi. I due iniziano una relazione, anche se Alice lo fa semplicemente per risultare più ‘ribelle’ (nome della rivista di moda per la quale lavora) agli occhi del suo capo ed ottenere così una promozione. Da qui il fraintendimento con l’inganno, poi il disvelarsi dell’intreccio, la rabbia di lui fino ad arrivare ad un finale scontato e per nulla particolare anche se carino e dolce. Dunque sono presenti tutti gli ingredienti di una commedia d’amore già più volte vista, il tema dell’amore tra una donna di vent’anni più grande, il tanto ormai osannato toy boy che va sempre più di moda, il tentativo di ribaltare pregiudizi e incoerenze sociali, ma anche il mondo glamour che viene fuori perché Alice lavora in una rivista di moda e alle volte sembra di vedere <i>Il diavolo veste Prada</i> per certe scene e situazioni.<br />
Il tutto però girato ‘alla francese’, elegante, delicato e raffinato, con qualche momento ilare di battute simpatiche, in un film che non decolla mai che si lascia guardare con divertimento e spensieratezza senza pretesa alcuna. Sono presenti inoltre i soliti cliché femminili, come Alice inacidita perché single, come la sorella di lei che vuole per forza accasarla o i pregiudizi di colleghi invidiosi e meschini. Parigi, incantevole e unica nota nuova in tutto il contesto, è protagonista indiscussa perché rappresenta quel modo di vivere diverso e più europeo rispetto ad altre simili pellicole: le mostre d’arte, i giri in motorino lungo la Senna, le panchine dove ascoltare un ipod.<br />
Insomma un film piacevole, simpatico senza particolare complessità o analisi interiore che si lascia guardare in questo inizio d’estate.<br />
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<a href="http://ildemocratico.com/wp-content/uploads/2011/05/copertina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://ildemocratico.com/wp-content/uploads/2011/05/copertina.jpg" width="204" /></a></div>
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Le autobiografie sono pezzi di vita immortalati per sempre su carta che portano i lettori appassionati non solo a percorrere la storia di vite straordinarie, ma a fermarsi e a rivedere la propria vita e a porsi delle domande su se stessi. Terapeutico. Ed è quello che capita con la biografia di Agassi, intitolata Open. Coinvolgente, stupefacente e incredibile. Apparentemente la vita di Andrè potrebbe essere riassunta come un'esistenza privilegiata, fatta di sport sudore soldi e successo. Non è così.<br />
Sin dalle prime pagine Agassi si scava dentro, raccontando del padre, un uomo che conosce un solo modo di amare il figlio: costringerlo, con violenza fisica e soprattutto psicologica, a fare tennis. Sarà costretto ad allenarsi tutti i santi giorni con il "drago", speciale sputapalle costruito dal padre stesso e a sottoporsi ad ore e ore di estenuante allenamento senza via d'uscita. Andrè non vorrebbe giocare a tennis, anzi odia farlo, ma per lui è stata scelta questa strada e per tutta la sua vita dovrà fare i conti con un qualcosa che non sopporta, ma che tuttavia e nonostante tutto farà e lo farà da numero uno.<br />
Il tennista passa in rassegna tutti i momenti più importanti della sua vita come sportivo, ma anche come uomo. Tutte le sue riflessioni dietro ogni match, le sue paure, i suoi fantasmi, le ansie, i bisogni. Andrè ha sempre una costante necessità dei suoi amici, delle persone alle quali vuole bene e che devono essere lì a sostenerlo, come uno sportivo viziato o solo come un uomo affranto dall'oscurità.<br />
Molti sono stati i momenti in cui Andrè era dato per spacciato, di avere chiuso con una carriera galoppante e a tratti insicura, tutto questo perché dietro la racchetta si nascondeva in realtà un Andrè ancora bambino, alla ricerca di se stesso, del proprio io, che aspettava di formarsi e non di tras-formarsi. Sono questi i libri che si divorano perché raccontano vita vera, perché leggi cosa si nasconde dietro ad esistenze che siamo pronti a giudicare con due stupide e superficiali frasi, ma non è sempre tutto come appare.<br />
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Mi annoiano le vite lineari, precise ed ordinarie senza segni di cedimento. Su queste non c'è nulla da raccontare e ancor più da ascoltare. Mi piacciono le vite come quelle di Agassi fatte di trappole, di paure, di disturbi e turbe psicologiche, di errori, di cadute a volte profondissime, ma che con fatica e rabbia si rialzano fino ad arrivare ad inaspettati trionfi. Perché al di là delle indiscutibili vittorie sportive di Andrè, ciò che interessa è l'uomo che combatte con i propri fantasmi, che alle volte per paura decide di perdere un match, perché si arrende. Come capita a tutti, uomini normali e senza guai. Come capita a noi. Come capita troppo spesso a me. Andrè ha deciso di continuare a fare tennis nonostante il suo odio verso questo sport, perché tanti in fondo fanno un lavoro che non piace, decidendo di diventare il numero uno e di giocare fino all'ultimo respiro.<br />
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-1666380968845299122013-03-28T14:28:00.002+01:002013-03-28T14:40:58.768+01:00Bianca come il latte, rossa come il sanguedi <b>Giacomo Campiotti</b><br />
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con <b>Filippo Scicchitano, Luca Argentero, Gaia Weiss, Aurora Ruffino</b></div>
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<b>Italia 2013</b></div>
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<a href="http://www.everyeye.it/public/covers/21032013/bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue_cover.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://www.everyeye.it/public/covers/21032013/bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue_cover.jpg" width="280" /></a></div>
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Leo ha sedici anni e ama Beatrice, una ragazza dai lucenti capelli rossi. Va a scuola, alla quale è interessato ben poco e ha due amici fedeli e importanti: Niko e Silvia, che sono il suo universo chiarificatore e dove ritrova la pace. Dopo tanti maldestri tentativi finalmente conoscerà Beatrice, ma presto dovrà fare i conti con la malattia di lei che lo porterà a vedere le cose da un punto di vista più profondo ed insolito. Deciderà di starle accanto, di crederci, di avere speranza e fiducia nel fututo cercando di alleviare le di lei sofferenze e tristezze.Nel frattempo sarà il nuovo professore di italiano a prenderlo dolcemente per mano e condurlo a nuove riflessioni e consapevolezze. </div>
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Fra una partita di calcetto e una bicicletta malandata, tra musiche prepotenti (colonna sonora dei Modà) e genitori preoccupati, tra lezioni di Dante e tiri di boxe inaspettati, <b>Giacomo Campiotti</b> firma una pellicola di formazione che farà breccia in tutti i teenager che se ne accosteranno. <i>Bianca come il latte rossa come il sangue </i>è la trasposizione cinematografica di un ormai best seller tradotto in venti lingue scritto dal professore di origini palermitane <b>Alessandro D’Avenia</b>. E si percepisce che dietro il film ci sia l’ossatura robusta di un libro. Non pensate a Moccia o altri, questo è un libro e un film diverso. Per certi aspetti più intenso, sicuramente più curato. D’Avenia sa di ciò che parla, si addentra nel mondo degli adolescenti per capirli, aiutarli e farne venire fuori una profondità spesso non riconosciuta. Le tematiche affrontate sono tante e questo potrebbe sembrare un limite, in realtà il regista riesce a dare un giusto equilibrio a tutta la storia. </div>
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Leo vive, come tutti gli adolescenti, le proprie emozioni passionalmente, senza limiti ed estremizzando ogni emozione. Ama Beatrice e non vede altro. La scuola va male, le argomentazioni trattate sono troppo lontane dai suoi problemi. Ama il rosso ed odia il bianco, Leo non conosce sfumature. Quando però il sangue di Beatrice si ammala diventando da rosso sempre più bianco, si ritrova in un vortice di collera e disperazione e dovrà riflettere sulla malattia, la morte, l’amore, la perdita. E lo affronta come qualsiasi 16enne farebbe: con rabbia. Nel frattempo dall’altro lato c’è una sedicenne che deve affrontare la malattia e la paura della morte, allora si affida a Dio perché “ha nostalgia di Dio, di come credevo in lui da bambina”. Ecco dunque anche il tema della religiosità e successivamente quello della solidarietà attraverso il tema del trapianto (in questo caso del midollo) e della possibilità reale e concreta di aiutare qualcuno. </div>
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Leo si ribella, ha paura, ma sarà un momento necessario di crescita e di rivoluzione interiore perché crescere significa misurarsi col mondo. Un film dunque interessante e importante per far riflettere i più giovani e far capire qualcosa in più dei ragazzi ai meno giovani.</div>
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Pubblicato su: <a href="http://www.cinema4stelle.it/bianca_come_il_latte_rossa_come_il_sangue_recensione.html">Cinema4stelle</a></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ivid.it/gallery/photos/bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue/bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue-film.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="266" src="http://www.ivid.it/gallery/photos/bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue/bianca-come-il-latte-rossa-come-il-sangue-film.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un tributo a Luca Argentero (il prof. del film) credo sia doveroso XD</td></tr>
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Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7343871800740923568.post-59889656223010383142013-03-17T21:14:00.000+01:002013-03-17T21:21:48.642+01:00Viva la libertàdi <b>Roberto Andò</b><br />
con <b>Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto</b><br />
<b>Italia, 2013</b><br />
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<a href="http://www.cinematografo.it/cinematografo_new/allegati/24589/viva_liberta_450.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.cinematografo.it/cinematografo_new/allegati/24589/viva_liberta_450.jpg" width="320" /></a></div>
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Non è mai facile parlare di politica perché si rischia sempre di toccare gli interessi che riguardano una fetta troppo ampia di uomini. Non lo è perché si può entrare in un discorso senza fine e compromettere la struttura del film.<br />
<i>Viva la libertà</i> non solo parla di politica, ma ne parla con una leggerezza e un'ironia compiuta. E parla non solo di una politica arruffona e disordinata, ma anche di una società stanca e ormai priva di forze. E tutto ciò non fa altro che ricordare l'attuale situazione italiana. Non a caso.<br />
Enrico Oliveri (<b>Toni Servillo</b>) è il segretario leader del partiro di sinistra che dovrebbe fare opposizione, ma che in realtà è anch'egli cospiratore e invischiato nel sistema corrotto italiano. Il popolo stanco, però, probabilmente non gli darà più alcuna fiducia. Decide di sparire rifugiandosi in Francia da una vecchia fiamma. Il suo braccio destro Andrea Bottino (un notevole <b>Valerio Mastandrea</b>) va in totale panico, non sa come gestire questa fuga e decide di chiedere al fratello gemello di Oliveri, Giovanni (interpretato sempre dal magistrale e sempre perfetto <b>Toni Servillo</b>), ex professore di filosofia, di sostituire il fratello 'latitante'. Giovanni, però, è molto diverso da Enrico non solo perché è da poco uscito dal manicomio, ma perché possiede quelle qualità che Enrico non ha: la vivacità, l'estrosità, la dolcezza e la sagacità, l'ironia e la cultura. Così Giovanni, all'insaputa di tutti, inizierà un percorso di ripresa di fiducia non solo del proprio team, ma dell'Italia intera. E lo fa con risposte importanti, citando filosofi e cultori, tra una poesia di Brecht e un giro di valzer.<br />
I richiami a un'attuale situazione italiana ci sono tutti. Ed è interessanti rifletterci sopra e capire a chi Roberto Andò forse potrebbe riferirsi. Enrico è in fuga, un po' per trovare se stesso, un po' perché stanco di inutili tentativi di riuscita e molla tutto: lavoro, casa, moglie. Enrico è invece una sorta di matto, un uomo dalle maniere stravaganti, ma travolgente e dalle buone intenzioni, uno che parte dai meno fortunati per riempire i cuori di grandi speranze. L'interpretazioni di Toni Servillo (che stavolta interpreta due ruoli, uno opposto all'altro, entrambi convincenti e meravigliosi) è impeccabile. I suoi monologhi sono intrisi di profondità stilistica e intensità narrativa. Servillo è uno dei nostri vanti italiani per recitazione e regia teatrale e ogni film dove prende parte è sempre uno spettacolo unico.<br />
Ne viene fuori una commedia simpatica e ilare perché nonostante la serietà dell'argomentazione il regista riesce, attraverso attori che si prestano benissimo, a strappare numerose riflessioni attraverso la risata (tipica forse della formazione teatrale di Andò). Usa uno degli espedienti tipici del teatro latino, ossia lo scambio di persona e il tema del doppio, dove l'uno sembra l'opposto dell'altro (il bene e il male), per spiegare in modo leggero (e per leggero si intende con perspicace ironia) la politica del cuore, ossia una politica fatta di buoni sentimenti perché "L'unica alleanza possibile è con la coscienza della gente". Passionale, lucido, controcorrente, Giovanni è una figura diversa, ma positiva. Ciò che serviva per un nuovo inizio.<br />
Un film dunque sorprendente dal finale ambivalente e antinomicamente completo.<br />
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<a href="http://www.statoquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/02/Viva-la-libert%C3%A0-dal-film.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="250" src="http://www.statoquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/02/Viva-la-libert%C3%A0-dal-film.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />Rossana_BunnyMunro_http://www.blogger.com/profile/05832141118339833694noreply@blogger.com1